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"Il Pd deve uscire dal Palazzo". Persino Bonaccini fa mea culpa

Il presidente dell'Emilia Romagna fa autocritica: "Il Pd deve uscire dal Palazzo". La replica a Orlando: "É stato ministro, chiediamoci cosa pensano gli elettori, visto l'esito del voto"

Il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini
Il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini

Il Partito democratico sta vivendo la sua ora più buia e ne è consapevole: lo scandalo Qatargate, i sondaggi in picchiata, il possibile flop alle regionali rappresentano solo la punta dell’iceberg di un partito in forte crisi d’identità. E ora, anche chi quel partito si candida a guidarlo, si accorge delle difficoltà strutturali rimaste nascoste, come polvere sotto al tappeto.“Il Pd deve uscire dal Palazzo”. A dirlo è Stefano Bonaccini, governatore Pd della regione Emilia Romagna e candidato alla segreteria del partito.

L'autocritica di Bonaccini

E allora, viene da dire, qualcosa di vero sulla crisi del Partito democratico ci deve essere. Se perfino all’interno del Nazareno cominciano a fare autocritica, la situazione deve essere realmente complicata e difficilmente risolvibile. Stefano Bonaccini, interpellato dal Secolo XIX, prova a passare in rassegna tutti i difetti strutturali del suo partito, da qualche anno a questa parte. Dall’autoreferenzialità alle sconfitte elettorali, tanti sono i temi caldi toccati dal governatore emiliano romagnolo. “Il Pd deve parlare al Paese non a noi stessi. Basta massimi sistemi”. E aggiunge: “Usciamo dal palazzo, mettiamoci in moto, l’opposizione deve essere in campo adesso”.

Le ammissioni di Bonaccini colgono il punto: il Pd, una volta dimenticate le vecchie battaglie per i lavoratori, si è occupata più di poltrone che dei cittadini. L’ultima polemica sullo spoils system, valido solo se ad attuarlo è la sinistra, ne è una riprova. Il presidente Bonaccini torna sulla cocente sconfitta elettorale del 25 settembre scorso e ne trae una conclusione: “Serve un cambiamento profondo. Ce lo hanno chiesto gli elettori, che non ci hanno votato né del 2018 né stavolta”.

Botta e risposta tra Bonaccini e Orlando

Bonaccini, incalzato dal quotidiano genovese, non perde l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Andrea Orlando, nei giorni scorsi, ha espresso tutta la sua insoddisfazione per il percorso congressuale del suo partito. La posizione politica dell’ex ministro è chiara: la candidatura Bonaccini difende lo status quo, meglio puntare su Elly Schlein. Perfetta portavoce, tra l’altro, della linea più radicale e a sinistra del partito, di cui Orlando è esponente.

La replica di Bonaccini alle parole di Orlando è perentoria: “Consiglio di uscire dal Palazzo e dal giro mediatico per toccare con mano la realtà”. E aggiunge con tono ironico ma piccato: “Orlando ha fatto il ministro fino a pochi mesi fa e sarebbe stato utile farsi qualche domanda anche sulla percezione che gli elettori hanno avuto del ruolo svolto dal Pd al governo, visto l’esito delle ultime elezioni”.

Le dichiarazioni del governatore dell’Emilia Romagna svelano le immense divisioni interne al Pd, ma non solo.

Il mea culpa recitato da Bonaccini è sintomo delle difficoltà strutturali di un partito senza leadership che si trova immerso in un Congresso che fatica ad ingranare sul piano dei contenuti.

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