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Pd, esplode l'ira dei renziani «Gruppo dirigente rancoroso»

I giochi su congresso e regole fanno infuriare il rottamatore: "Io mai come loro". Per la segreteria spunta anche Gasbarra. E si lavora alla direzione del 27 settembre

Pd, esplode l'ira dei renziani «Gruppo dirigente rancoroso»

«Io non voglio diventare come loro: come loro mai»: parole pesanti, quelle che Matteo Renzi scaglia sui dirigenti del suo partito, coloro che hanno fatto (e continueranno a fare, teme più d'uno in casa renziana) il gioco delle tre carte su regole e date del congresso, con l'unico scopo di impastoiare il sindaco e rallentarne la corsa.
Renzi, che pure ingenuo non è, è rimasto davvero sbalordito, spiegano i suoi, dalla resistenza forsennata opposta da «un gruppo dirigente rancoroso» e che «non ha ancora capito di aver perso», ma che è disposto ad arrivare al «boicottaggio» e all'autoaffondamento, come si è visto nella fallimentare assemblea di sabato scorso, pur di impedire un regolare congresso con un vincitore già scritto.
Per il 27 settembre è prevista la riunione della direzione Pd che dovrà stabilire il percorso verso le primarie. I renziani dicono di non temere altre imboscate: «In questi ultimi due giorni Epifani è stato molto chiaro sui tempi, e non ha lasciato spazi ad altre manovre ambigue», dice Lorenzo Guerini. «A questo punto, se qualcuno non vuole il congresso l'8 dicembre deve venire a dirlo apertamente in direzione». E anche Gianni Cuperlo vuole calare il sipario sul pasticcio dei giorni scorsi, e fermare lo scontro sulle regole: «Con questa discussione - avverte - stiamo logorando la pazienza dei nostri iscritti e dei nostri elettori, che non ci capiscono più. È ora di mettere al centro della nostra discussione il futuro del Pd e del paese». Un timore accomuna Renzi e il suo sfidante Cuperlo: quello che, come i russi di Kutuzov davanti a Napoleone, la vecchia guardia in ritirata lasci loro in eredità solo rovine, nel partito e nell'elettorato.
Intanto spunta un nuovo possibile candidato alla segreteria Pd, nella persona di Enrico Gasbarra, Dc di lungo corso, già pupillo del mitico Squalo Sbardella a Roma ed ex segretario laziale del partito. In verità, fino a poche ore prima, Gasbarra stava trattando con Cuperlo, proponendogli in pratica un ticket che ne avrebbe compensato l'eccessiva caratterizzazione post-Pci. Ma la cosa non deve essere andata in porto. L'operazione Gasbarra, cucinata da Peppe Fioroni, potrebbe attirare un po' di centristi non allineati tra lettiani, bindiani e franceschiniani, per far contare la componente ex Ppi e trattare poi col vincitore: «Puntiamo al 10%, e poi non potranno ignorarci», spiega uno dei supporter della cordata.
Un altro candidato, Gianni Pittella, ieri ha incassato il risultato di una sua prova di forza contro il resto del partito: alle primarie per il governatore della Basilicata suo fratello Marcello, sostenuto solo da lui, si è imposto sul candidato di tutti i big dell'apparato, Piero Lacorazza, sponsorizzato dal capogruppo Speranza, da Bersani e dallo stesso Cuperlo. «Attenti a sottovalutare Pittella - avvertono nel Pd - perché nel Sud è una macchina da preferenze». Ed è proprio Pittella a denunciare le manovre che sarebbero in corso sulle tessere: «Da molte regioni - ha detto sabato in Assemblea - mi arrivano segnalazioni di persone che chiedono di iscriversi al Pd nei circoli e vengono respinte». I padroni delle tessere, insomma, starebbero facendo resistenza ai nuovi arrivi, e bloccando le iscrizioni al minimo storico, per mantenere il controllo sui pacchetti di voti da spostare quando si tratterà di celebrare i congressi comunali e provinciali.

«Renzi stia attento - è l'avvertimento che dai territori molti mandano al sindaco di Firenze - rischia di trovarsi segretario di un partito di cosche ingovernabile».

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