
Nel Pd iniziano le «grandi manovre» per convocare un nuovo congresso nazionale. L'obiettivo è quasi scontato: sfrattare Elly Schlein dalla segreteria nazionale prima delle elezioni politiche nel 2027. Un risultato negativo per il campo largo alle Regionali in autunno (si voterà in 6 regionali) potrebbe essere il detonare per far partire la richiesta di nuove primarie. Intanto, il fronte riformista, dopo la sconfitta nel 2023 con la corsa di Stefano Bonaccini alla segreteria nazionale, si organizza. E sogna un ticket stellare: Decaro-Salis. Dove Salis sta per Silvia Salis, sindaco di Genova. In alternativa l'ex sindaco di Bari potrebbe arruolare la numero due del Parlamento europeo, Pina Picierno, diventata nel Pd ormai il controcanto della segretaria Schlein.
Gli indizi sulle grandi manovre arrivano da più parti. Ieri Luigi Zanda, ex vecchio del Pd e fedelissimo di Dario Franceschini, in un'intervista al Domani ha praticamente suonato la campanella: «Il Pd è un partito politico morto, si è trasformato in uno strumento per la carriera di Elly Schlein». La voce di Zanda è molto ascoltata a sinistra. E c'è chi azzarda una spiegazione fantasiosa: «E se le parole di Zanda fossero un messaggio in codice di Franceschini»? Ricostruzione che però non trova riscontri al Nazareno. Un big dem ci spiega la posizione di Franceschini: «Al momento non rompe con Schlein, è interessato alla candidatura di sua moglie, Michela Di Biase per la presidenza della Regione Lazio». Intanto, l'intervista di Zanda rimbalza nelle chat dei riformisti. Diventa uno spunto per animare e motivare la minoranza. Schlein batte in ritirata e non convoca la direzione. Tutto rinviato a dopo la festa dell'Unità in programma a Reggio Emilia dal 2 al 14 settembre. I malumori sulla nuova linea Schlein non si fermano. Anzi ecco altra carne a cuocere: in Toscana il Pd ha sottoscritto con il M5s un patto in 23 punti che sta alla base dell'intesa elettorale per la ricandidatura di Eugenio Giani per la presidenza della Regione. Dall'ala riformista - «il patto viene considerato l'ennesimo cedimento di Schlein ai ricatti del M5s. Anche perché in Toscana il Pd ha sempre governato senza aver bisogno dei numeri (irrilevanti) dei grillini». Non c'è solo Zanda. Altri due big del Pd manovrano per far la festa a Elly Schlein. Il primo è Paolo Gentiloni, ormai ridimensionato nel nuovo potere della segretaria, è diventata un po'la carta che i riformisti vorrebbero giocare per la premiership alle prossime elezioni. Per mettere Schlein con le spalle al muro. L'altro manovratore è Goffredo Bettini. Organizza cene, guida le mosse di Giuseppe Conte e lavora Gaetano Manfredi candidato del campo largo per Palazzo Chigi. Da registrare (senza sottovalutare) il lavoro che Matteo Renzi sta facendo con l'ala riformista del Pd per costruire la leadership nazionale di Silvia Salis.
Ieri al Corriere della Sera l'ex rottamatore non ha negato l'operazione: «Silvia farà molto bene a Genova. Però il servizio migliore che possiamo fare a lei e a tutto il centrosinistra è tenerla fuori dal gioco dei palazzi romani e consentirle di fare bene la sindaca». «Io amo i sindaci da sempre - riprende il leader di Italia viva - anche in Calabria, se candidassimo il sindaco giusto vinceremmo a mani basse». Per Elly Schlein il test decisivo saranno le Regionali. La partita per il Pd si sta complicando in Puglia.
Lo scontro tra l'ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, candidato in pectore del campo largo, e Michele Emiliano, sta mettendo in pericolo la vittoria. E anche in Campania non c'è la fumata bianca per il via libera a Roberto Fico. I deluchiani frenano e tengono sotto ricatto Schlein.