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Il Pd in rosso: cassa integrazione per 180 dipendenti

Il tesoriere del Pd lancia l'allarme: "Con l'abrogazione dei finanziamenti pubblici ai partiti la situazione è drammatica". Verso il ricorso della cassa integrazione

Il Pd in rosso: cassa integrazione per 180 dipendenti

Alla vigilia del Consiglio dei ministri che vede all’ordine del giorno il disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, dal Pd arriva una sorta di avvertimento. A lanciarlo è il tesoriere Antonio Misiani durante l'incontro con i dipendenti democratici.

"La situazione economica del Pd è drammatica e con l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti diventa inevitabile il ricorso alla Cassa integrazione per i 180 dipendenti". Boom. E pensare che giorni fa Enrico Letta aveva annunciato trionfante di aver trovato un accordo sul tema. Dal canto suo, il segretario Pd Guglielmo Epifani si era detto favorevole all'abrograzione, se fatta gradatamente però e pur ritenendo il finanziamento pubblico ai partiti "una norma in sé giusta".

Adesso il governo Letta si trova tra le mani una gravoso responsabilità. "È inevitabile un ridimensionamento della struttura", ha annunciato Misiani, aggiungendo che già nel 2012 il Pd (il bilancio dovrà essere approvato a giugno dalla Direzione) chiuderà in passivo. Guardando al futuro, Misiani ha illustrato a grandi linee la legge che sarà varata domani dal Consiglio dei ministri: la rata di quest’anno è salva e arriverà regolarmente a luglio, dato che il taglio dei Fondi pubblici sarà azzerato non subito bensì in tre anni, sostituito dal meccanismo del 2 per mille e dalle contribuzioni volontarie. Queste però difficilmente colmeranno il vuoto dei soldi pubblici. A quel punto sarà inevitabile il ricorso agli ammortizzatori sociali". Misiani ha escluso i licenziamenti ma non ha indicato alternative precise.

Nel frattempo, una proposta di legge del Partito Democratico a firma tra gli altri dei deputati Tocci, Civati, Madia, Mucchetti, Rotta, Mineo, Decaro chiede lo stop al finanziamento pubblico ai partiti e prevede tre strumenti per ripartire della libera scelta dei cittadini: il contributo pari all’uno per mille del gettito Irpef da ripartire secondo le indicazioni dei contribuenti; il credito d’imposta per le libere donazioni private con massimali ben definiti; il rimborso parziale delle spese elettorali effettivamente sostenute.

Intanto, però, 180 dipendenti del Pd tremano.

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