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Il Pd targato Schlein teme già le scissioni. E spartisce i posti col manuale Cencelli

Dai sindaci agli ex Cgil. Il nuovo corso parte dalle solite correnti. Torna pure Livia Turco

Il Pd targato Schlein teme già le scissioni. E spartisce i posti col manuale Cencelli

Elly Schlein riparte dalle correnti. L'abbraccio tra la neo segretaria e il presidente della Regione Emila Romagna Stefano Bonaccini, lo sfidante sconfitto alle primarie del 27 febbraio, certifica l'intesa sulle poltrone assegnate nei posti chiave del Partito. La nuova direzione è un miscuglio tra la vecchia «Ditta», con il ritorno in scena di Livia Turco, Sardine, Articolo Uno ed ex Cgil come Susanna Camusso. Anche la pattuglia dei «sindaci liberali», come Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, si siede al tavolo di Elly. Alla maggioranza vanno i due vice e il tesoriere. Gli sconfitti incassano la presidenza del Partito. E' l'accordo raggiunto tra le correnti all'assemblea nazionale che si celebra a La Nuvola a Roma e che dà il via all'era Schlein. Il manuale Cencelli è rispettato alla regola, per scongiurare venti di scissione e la fuga degli ex popolari. I vice sono due donne: Chiara Gribaudo, un'ex orfiniana, e Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale della Puglia, premiata per la battaglia contro il governatore Emiliano. I conti del partito saranno in mano al senatore Michele Fina, abruzzese, classe 78, eletto dall'assemblea con quattro astenuti per sostituire Walter Verini. La presidenza va a Stefano Bonaccini. Per la composizione della direzione Schlein opta per una suddivisione aritmetica dei posti: il 47 % alla mozione di Bonaccini, il 53% all'area Schlein, con l'aggiunta di Gianni Cuperlo. L'assemblea ratifica, con una maggioranza bulgara, il patto tra le correnti. Tra le new entry spicca il ritorno degli ex di Articolo Uno di Alfredo D'Attorre a Maria Cecilia Guerra. Entrano anche le Sardine con Mattia Santori e Jasmine Cristallo. Poi Goffredo Bettini, Pier Francesco Majorino, Andrea Orlando, Peppe Provenzano. Per la segreteria nazionale si lavora per chiudere il puzzle. Marco Sarracino è in «pole» per l'Organizzazione. Chiara Braga per la delega all'Ambiente, Marco Furfaro per il coordinamento della segreteria nazionale. Nel suo intervento Schlein regala pochi sussulti. Tanta narrazione già trita e ritrita. L'unica vibrazione è contro De Luca ed Emiliano, i due governatori del Sud: «Anche dentro di noi abbiamo dei mali da estirpare: non vogliamo più stranezze o cose irregolari sui tesseramenti, capi-bastone o cacicchi vari» attacca Schlein. Ma sull'Ucraina è ambigua: «Dobbiamo continuare a sostenere in modo pieno il popolo ucraino che ha diritto di difendersi, continuare a sostenerlo e, accanto a questo, dobbiamo chiedere un protagonismo più forte dell'Unione Europea per creare le condizioni perché finisca questa terribile guerra. La pace non è una parolaccia, ma deve essere una pace giusta: non si può essere equidistanti tra chi aggredisce e chi è aggredito». Sull'immigrazione affonda il colpo contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Abbiamo toccato con mano l'inumanità delle scelte di chi oggi governa il Paese». Due no su autonomia e riforma fiscale. E poi lancia una piattaforma per Terzo Polo e M5s su cui lavorare: «Ci sono battaglie che possiamo fare insieme, il salario minimo ad esempio sul quale mostreremo massima determinazione e sul quale registro aperture importanti dal Terzo polo, dai Cinque stelle, dalla Sinistra e dai verdi. E l'altra grande battaglia è la difesa della sanità pubblica, universalistica. Faremo barricate a difesa sanità pubblica».

Coreografia a parte, l'era Schlein inizia con tanto passato.

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