Il Pdl adesso tira la cinghia: pochi soldi per il voto

Il tesoriere Crimi: "Non ci sono fondi". Ma Berlusconi non apre il portafogli e avverte: elezioni non decisive, si può solo vincere ai punti. Oggi sarà al vertice Ppe a Bruxelles

Il Pdl adesso tira la cinghia:  pochi soldi per il voto

Una riunione «tecnica» a Palazzo Grazioli - più che per affrontare il nodo amministrative per ragionare sullo stato delle casse del partito (pare piuttosto vuote) - ma la testa a quello che per qualche verso è una sorta di ritorno sulla scena internazionale, visto che oggi Berlusconi parteciperà al vertice del Ppe che si terrà all’Accademia reale del Belgio a Bruxelles insieme al presidente dell’Ue Van Rompuy, al presidente della Commissione Barroso e ai 17 (su 27) capi di governo europei che aderiscono al Ppe. E lo farà senza avere più sulla testa la ghigliottina del processo Mills e con dalla sua una sentenza di proscioglimento (seppure per prescrizione). Il Cavaliere - convinto che uno degli obiettivi di «certa magistratura» sia quello di «sputtanarlo» e «infangarlo» all'estero - potrà insomma ripetere ai suoi interlocutori quello che ha detto in Italia nelle ore che hanno seguito il verdetto.

Resta invece aggrovigliato il nodo amministrative. Se ne discute al vertice del Pdl - presenti Alfano, Verdini, La Russa, Bondi, Cicchitto, Gasparri, Corsaro, Quagliariello, Bonaiuti e il tesoriere Crimi - e si parla infatti quasi esclusivamente di soldi. Di quanti sono quelli nelle casse del partito di via dell’Umiltà e di come muoversi per la campagna elettorale. Con Crimi che ammette che «margini di movimento non ce sono» e tutti che si rivolgono con lo sguardo al Cavaliere. Questa volta, però, Berlusconi non ci pensa proprio a risolvere il problema come sempre ha fatto in passato. E tace. D'altra parte sono mesi che l’ex premier ragiona su una fondazione che si occupi soprattutto di found rasing. Chiude la querelle Alfano: «Ci mobiliteremo con cene elettorali in tutta Italia». Poi, finita la riunione, annuncia su Twitter che «il Pdl presenterà una proposta sul trasparente funzionamento e finanziamento dei partiti».

Niente, invece, sulla querelle alleanze. Perché nonostante il tempo stringa è ancora troppo presto. C’è da aspettare di vedere come si risolveranno alcune partite importanti, come le primarie del Pd a Palermo domenica. Solo dopo si potrà avere un quadro più chiaro e decidere come muoversi. Di certo, c’è che i sondaggi della Ghisleri non promettono nulla di buono. E lo si capisce da quel che dice La Russa lasciando via del Plebiscito. «Dal ’94 in poi, nella storia del centrodestra - spiega l’ex ministro della Difesa - c’è uno spread tra il voto amministrativo e quello politico». E da uno studio città per città ci sono alcune realtà in cui, ammette La Russa, «il divario tra i due voti è il doppio». Il punto, è il ragionamento che fa da qualche giorno il Cavaliere, è che questa volta pagherà pegno anche il Pd che secondo le rilevazioni di Euromedia non gode di buonissima salute e subirà - come il Pdl - un’erosione di voti dalle liste civiche. E quindi, è la convinzione di Berlusconi, bisogna puntare su candidati «graditi» al territorio e non calati dall’alto. Insomma, sarà determinante la scelta di uomini e alleanze. Perché - dando per buono che sia Pdl che Pd arretreranno rispetto alle politiche - il bilancio si farà contando il numero delle cosiddette bandierine. Su 27 capoluoghi che vanno al voto, 15 sono amministrati dal centrodestra, 8 dal centrosinistra, 3 sono amministrazioni commissariate e 1 dal Terzo polo. E sarà questo, secondo il Cavaliere, il punto di partenza del «chi sale e chi scende» che segue ogni elezione, locale, nazionale o europea.

Un voto che secondo Berlusconi non deve essere interpretato come «una resa dei conti». Tanto più che la Lega è sempre più lontana.

Lo lascia intendere La Russa quando dice che «gli italiani comprenderanno che dove non ci presenteremo con i nostri alleati tradizionali è perché tra loro e l’Italia abbiamo scelto l’Italia» e lo conferma Umberto Bossi quando dice senza esitazioni che «la Lega correrà da sola».

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