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Pdl e Carroccio verso l’intesa sulla candidatura di Maroni

La Lombardia può rappresentare il laboratorio per le future alleanze nazionali e per una ricomposizione che pare inevitabile. Si pensa a due primarie distinte

Le ceneri dell’incendio lombardo sono ancora calde, la rabbia dei protagonisti nascosta sotto le braci, le ri­flessioni mescolate ai sentimenti. Il futuro, però, bussa alle porte e inevitabilmente Pdl e Lega sono costrette ad avviare le prime prove tecniche di accordo per evitare di consegnarsi a una sconfitta an­nunciata. In ballo, naturalmente, non c’è soltanto il futuro del Pirellone. La Lombardia, infatti, può rappresentare il laboratorio per le future alleanze nazionali e per una ricomposizione che la logica fa apparire inevitabile. Soprattutto se, come tutto lascia pensare, si andrà a un election day ad aprile e vincerà la logica della «trattativa complessiva».

Non sono certo passati inosservati i toni soft usati da Angelino Alfano verso la Lega e il silenzio di Silvio Berlusconi su tutta la vicenda. Non è un mistero che i vertici del Pdl avessero discusso, prima dell’esplosione del caso Lombardia, di un riavvicinamento da consumare in tappe successive in vista della scadenza elettorale del 2013. È evidente, però, che dopo lo strappo leghista l’eventuale candidatura di Roberto Maroni alla guida del Pirellone - tuttora la più probabile - dovrà essere costruita attraverso un differente percorso. In campo ci sono diverse ipotesi ma quella più indolore prevede un passaggio attraverso una doppia consultazione popolare. In pratica si dovrebbero tenere primarie sia nel Pdl che nella Lega. Per poi concludere questa road map con le primarie di coalizione, ipotesi rispetto alla quale il Carroccio in queste ore ha spalancato porte e finestre sia con Maroni stesso che con Matteo Salvini.

L’altra partita il Pdl la gioca in queste ore sul terreno (politico) di Bucarest. Qui oggi si ritroveranno Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa (mentre Berlusconi dovrebbe dare forfait) per il congresso del Partito popolare europeo. Nell’Udc è in corso una riflessione sulle alleanze dopo i fendenti in sequenza incassati dal Pd e da Sel, con Nichi Vendola impegnato in una sorta di campagna permanente anticentristi. Nella capitale rumena Mario Mauro proverà ancora una volta a giocarsi la carta dei rapporti­europei e far salire il pressing anche degli altri membri del Ppe. Una sorta di ultima chiamata per disinnescare l’anomalia italiana e ricomporre la diaspora dei moderati. «Non capisco perché dobbiamo far vincere Vendola » dice il capogruppo Pdl-Ppe a Strasburgo. «Dire no all’idea di marciare uniti sotto l’egida del Ppe significa far prevalere i personalismi piuttosto che i nostri valori di riferimento ». La trattativa con i centristi è segnata da luci e ombre. Se da una parte Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa sono possibilisti, Casini continua a dettare condizioni irricevibili, nonostante il passo indietro di Berlusconi e sostiene di «non essere interessato alle vecchie armate». In questo quadro c’è anche il dilemma della possibilecandidatura di Gabriele Albertini in Lombardia, personalità gradita all’Udc e a Luca Cordero di Montezemolo ma che non accendeentusiasmi dalle parti della Lega. Appare evidente, però, che difficilmente i centristi potrebbero dare il via libera a un candidato del Carroccio. E lo stesso Albertini ha fatto sapere che scenderà in campo soltanto se otterrà l’appoggio delle formazioni moderate.

Sullo sfondo il Pdl continua a interrogarsi sulla propria strategia di rilancio. E in attesa del possibile «spacchettamento» promosso da Berlusconi che dovrebbe prendere il via dopo le elezioni siciliane - gli incontri con diversi imprenditori interessati al progetto continuano- Daniela Santanchè, alla Zanzara su Radio 24, lancia la sua stoccata al segretario.

«Il Pdl non esiste più perché non esiste più nel cuore degli italiani. È stata un’ottima intuizione di Berlusconi, ma ora bisogna azzerare tutto, resettare, devono dimettersi Alfano e i coordinatori. Devono capire che è un mondo finito. Perché non rinunciano subito alle cariche? ».

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