Milano - «I morti sono più vivi di noi» dice l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ricordando il suo predecessore Carlo Maria Martini, mancato venerdì scorso a ottantacinque anni. Parole concrete come fatti nel Duomo di Milano preso d'assalto da una folla sterminata. C'è chi scatta foto e chi preferisce lasciare un ricordo scritto. Moltissimi «grazie», frasi rivolte a una persona viva. «Proteggici dal cielo e prega per noi. Grazie per tutto quello che hai fatto» scrive una famiglia. «Grazie padre per i tuoi liberanti insegnamenti» si firma un uomo. E una donna: «Avrò un santo in più da invocare in cielo». C'è il presidente del Consiglio, Mario Monti, e ragazzi, anziani, gruppi di amici, papà, mamma e figli, suore, preti venuti in visita al cardinale che giace dentro una semplice cassa di legno chiaro, su cui è aperto l'Evangeliario. Una coda lunga tutta piazza Duomo e oltre, nella via verso piazza della Scala. Ore di attesa. Più di 150mila persone, ma sono numeri provvisori: la cattedrale è ancora aperta e lo resterà fino a metà mattina. Alle quattro del pomeriggio i funerali, poi la tumulazione in Duomo. A rappresentare il Papa sarà il cardinale Angelo Comastri, vicario per la Città del Vaticano, che leggerà un messaggio di Benedetto XVI.
Il Comune di Milano ha dichiarato il lutto cittadino. In Duomo il cardinale Tettamanzi guida la preghiera dei Vespri. Oltre a Monti, sono arrivati il ministro dei Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, e la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, che lo aveva «conosciuto personalmente in due pellegrinaggi a Santiago de Compostela e in Terra Santa». Ecco Pippo Baudo, in preghiera. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ricorda una dedica che il cardinal Martini gli aveva fatto su un libro: «Chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri». La compostezza sobria della folla fa quasi dimenticare le polemiche mediatiche. «È una lettura di una superficialità estrema» descriverlo come un contestatore della Chiesa, dice davanti alle telecamere di A sua immagine il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. E aggiunge che il cardinal Martini parlava di problemi affrontati anche da Papa Ratzinger nel libro «Luce del mondo».
Avvenire, quotidiano dei vescovi, mette a tacere i fraintendimenti sulla fine della vita di Martini, ricorda come il no all'eutanasia e la rinuncia all'accanimento terapeutico facciano entrambi parte della dottrina della Chiesa. «Dico che il tentativo di stravolgere e strumentalizzare in chiave antiecclesiale il senso delle ultime ore del cardinal Martini mi ricordano amaramente quelli operati contro il beato papa Giovanni Paolo II» scrive il direttore, Mario Tarquinio. E il sacerdote medico don Roberto Colombo, ordinario di genetica alla Cattolica, aggiunge come paragonare le scelte del padre di Eluana Englaro o di Piergiorgio Welby con «la lucida e umanissima decisione del cardinal Martini e dei suoi medici di fronte all'ultima crisi parkinsoniana di metà agosto» sia «operazione strumentale priva di ogni realistico riferimento clinico ed etico».
In fila per il cardinal Martini sono i cattolici ma anche cristiani di altre confessioni e fedeli di altre religioni. La comunità rabbinica milanese ha invitato gli ebrei a riunirsi in un incontro di preghiera pubblica oggi, giorno dei funerali, davanti l'Arcivescovado, proprio a fianco del Duomo.
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