Perché i veri potenti disertano il salotto di Fazio

Il conduttore non invita persone dota­te­ di un pensiero autonomo

Perché i veri potenti disertano il salotto di Fazio

Ma perché Renzi, Padoan, Letta e non so quante altre cariche del­lo Stato vanno da Fabio Fazio? È sconveniente che non l’intervistatore ma l’intervistato si sposti per accomodarsi ­forse per umiltà o per penitenza - su una sedia più bassa di quella del suo dominan­te intervistatore. Fazio li guarda dall’alto al basso. Mentre Renzi si agita e altera un po’ i livelli, il povero Padoan è come spro­fondato. Non avendolo immediatamen­te ri­conosciuto l’ho scambiato per un ga­leotto, magari graziato da Napolitano, che raccontava la sua esperienza giovani­le con le Brigate Rosse o i banditi sardi. Poi ho inteso che, sommessamente, spiega­va le questioni economiche del disgrazia­to governo ( come appare dalla sua faccia) che invece è scintillante quando lo illu­stra Renzi.

Questi spazi «governativi» mortificano il potere ed esaltano i demiurghi televisivi per il potere che succhiano dagli ospiti di rango. Solo Napolitano ha inteso mante­nere il dominio dei suoi spazi, pure accet­tando di essere intervistato dal modesto Fazio. È il tema del «campo» di Berlusco­ni, che non riceveva i suoi interlocutori po­litici a Palazzo Chigi o a Montecitorio ma nella sua residenza privata a Palazzo Gra­zioli. Il solo che, con in­tuizione geniale, non ancora da premier ma da segretario Pd ha sta­nato Berlusconi è stato Renzi che, per l’accor­do sulle Riforme, lo ha ricevuto nella sede del partito al Nazareno, scandalizzando scioc­chi e ignari. Non ricor­do che Fazio abbia in­tervistato/ interrogato anche Berlusconi. Sa­rebbe interessante sa­pere se abbia declinato l’invito il leader di Forza Italia (che ha co­munque fatto spostare in tempi recenti, e forse per necessità inderogabili, Formigli e Porro); o se non l’abbia invitato per sno­bismo, o timore di un rifiuto, lo stesso Fa­zio. Certo, i salotti del potere diventano ta­li per la consapevole o inconsapevole complicità di uomini di potere che non stanno al loro posto e che pensano di fare i confidenziali, i giova­nili, quelli alla mano, in una parola i demo­cratici. Mantenere le distanze è l’unico mo­dope­rdifenderel’arbi­trarietà e la clemenza del potere.

Dino Risi, credo già davanti a Pa­pa Gio­vanni XXIII e so­prattutto davanti al­l’espansionismo una­nimistico di Giovanni Paolo II, dichiarò con molta convinzione: «Il Papa deve essere visto da lontano». Non deve confondersi con gli uomini, non deve portare Swatch e ma­gari, come farebbe Francesco, jeans e scarpe da ginnastica. Oggi è giusto che Papi e premier si avvi­cinino, ma non al punto di mostrare peni­tenza andando da Fazio. Il quale peraltro arbitrariamente non invita persone dota­te­di un pensiero autonomo e magari im­pazienti. Così da lui non avete mai visto Pietrangelo Buttafuoco, Geminello Alvi, e anche il sottoscritto, che certo non gli di­rebbero di no, ma, diversamente da Savia­no, non gli direbbero neanche quello che vuole sentire. Viziato dal potere e dal ri­spetto e dall’ossequio che il potere gli ri­serva, Fazio si comporta in modo arbitra­rio e sconveniente, oscurando ciò che non rientra nel suo bon ton e nel suo siste­ma di relazioni. La sua furbizia si avverte anche nell’evitare ciò che potrebbe met­terlo a rischio, spiazzarlo, far saltare il ban­co da vero e proprio croupier dal quale do­mina.

Così ci rassegneremo a vendere qualche copia di meno dei nostri libri, ma non saremo costretti a farci imprigionare nella sua, pur dorata, gabbia.

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