Interni

Sabotaggi, vandalismo e occupazioni: l'escalation degli ecovandali

In Germania perquisizioni e sequestri contro gli attivisti che pianificavano un sabotaggio contro un oleodotto. In Olanda oltre mille arresti. E In Italia occupazioni a non finire. Così gli eco ribelli alzano il tiro

Sabotaggi, vandalismo e occupazioni: l'escalation degli ecovandali

Ascolta ora: "Sabotaggi, vandalismo e occupazioni: l'escalation degli ecovandali"

Sabotaggi, vandalismo e occupazioni: l'escalation degli ecovandali

00:00 / 00:00
100 %

Il leitmotiv di un ambientalismo ideologico animato da azioni “non violente” inizia a vacillare di fronte all'intensificarsi delle proteste in Italia e in Europa dei gruppi di eco ribelli che si preparano a un salto di qualità nelle modalità di azione.
Pochi giorni fa la polizia tedesca ha effettuato una serie di perquisizioni e sequestri in sette stati contro gli attivisti per il clima del gruppo "Letzte Generation" (Ultima Generazione).

L'operazione è scattata nell'ambito di un'indagine su sette persone di età compresa tra i 22 e i 38 anni sospettate di "formare o sostenere un'organizzazione criminale" come emerge da una dichiarazione congiunta della polizia e dei procuratori della Baviera. Sono state perquisite quindici proprietà, sequestrati due conti e disposto il blocco dei beni. I sospetti sono accusati di aver "organizzato una campagna di donazioni per finanziare ulteriori atti criminali" per il gruppo attraverso il proprio sito web. Tra le accuse c'è quella di aver pianifico il sabotaggio dell'oleodotto Transalpino che collega l'Italia e il porto di Trieste con Germania ed Europa centrale.

Oltre alle ormai note azioni contro il patrimonio artistico e i monumenti (che è una forma di violenza, non nei confronti delle persone ma contro la bellezza e l'arte), da giorni sono in corso occupazioni delle università per chiedere lo stop ai fossili. Al dipartimento di Geologia a La Sapienza a Roma è in atto un'occupazione “a oltranza” con tanto di tende sul prato antistante. La richiesta è una sorta di ricatto all'ateneo che dovrebbe cancellare gli accordi con le aziende “responsabili della crisi climatica”. Il caso de la Sapienza non è isolato perché nei giorni scorsi anche a Torino e alla Statale di Milano sono avvenute occupazioni giustificate da motivazioni ambientali.

La genesi di questa nuova frontiera delle proteste sull'ambiente va ricercata nei Paesi Bassi con il movimento End Fossil che, riprendendo “lo spirito del maggio '68”, ha promosso occupazione in contemporanea in numerosi paesi per “porre fine all'era dei combustibili fossili”. L'intento rivoluzionario di un certo ambientalismo non è un mistero e la storia ci insegna come rivoluzioni iniziate con intenti nobili, abbiano poi compiuto una deriva radicale. Proprio in Olanda il 27 maggio la polizia ha annunciato di aver effettuato più di 1.500 arresti durante un'azione del movimento ambientalista Extinction Rebellion all'Aia per protestare contro i sussidi ai combustibili fossili. "In totale sono state arrestate 1.579 persone, 40 delle quali saranno perseguite", anche per vandalismo e oltraggio, ha spiegato la polizia che ha utilizzato cannoni ad acqua per disperdere gli attivisti che bloccavano una delle strade principali della città.

Dopo l'alluvione dell'Emilia Romagna e la protesta per il caro affitti, sembra essere avvenuto un cambio di passo anche in Italia con un'asse tra i collettivi e i movimenti ambientalisti radicali che hanno individuato nelle occupazioni uno strumento per portare avanti le loro rivendicazioni sulla “crisi climatica”. La scelta di occupare il dipartimento di Geologia non è causale poiché, a giudizio degli eco ribelli, da questa disciplina provengono il maggior numero di scienziati critici di un certo approccio all'ambientalismo dovuto alle relazioni con le grandi aziende di fossili.

In sostanza è un modo per cercare di limitare la libertà di ricerca e l'attività universitaria come avvenuto a Barcellona dove, dopo una lunga occupazione, l'ateneo è stato costretto a inserire un insegnamento obbligatorio sulla “crisi climatica” sospendendo gli accordi con le aziende contestate.

Lo slogan del movimento "end fossil" è “fino alla vittoria”, il rischio è che per arrivare all'obiettivo ogni mezzo diventi lecito con modalità ben più radicali di quelle viste fino ad oggi.

Commenti