C'è voluto il procuratore generale della Cassazione Vito D'Ambrosio per dire ufficialmente quello che si vedeva a occhio nudo: la legge anticorruzione varata dal governo Monti - e passata alle cronache come "legge Severino" dal nome del ministro della Giustizia che la firmò - è un pasticcio senza capo né coda, che sotto l'alibi di una richiesta dell'Europa (che in realtà non ci sarebbe mai stata) - modifica il codice penale in modo addirittura controproducente, perché avrà come conseguenza che le indagini sulle tangenti perderanno uno dei loro spunti più fecondi, le dichiarazioni di chi è stato indotto o costretto a pagare. Ma è possibile che, oltre a questa bocciatura complessiva, a preoccupare oggi D'Ambrosio sia il rischio che alla fine a beneficiare del caos normativo sia alla fine Silvio Berlusconi.
D'Ambrosio interviene questa mattina davanti alle sezioni Unite, chiamate a fare un po' di chiarezza sulla materia, visto che le singole sezioni della Cassazione - man mano che i processi per concussione arrivavano al loro esame - avevano interpretato la "Severino" ognuna a suo modo, e a volte in modo diametralmente opposto. A rendere la giornata politicamente delicata, c'è il fatto che la decisione della Cassazione potrebbe influenzare in qualche modo anche il processo d'appello a Berlusconi per il caso Ruby, dove in primo grado il Cavaliere è stato condannato (oltre che per utilizzo della prostituzione minorile) anche per concussione.
I contrasti interpretativi infatti ruotano soprattutto sul nuovo reato introdotto dalla legge nel codice penale, la "concussione per induzione". Un reato a metà strada tra la corruzione (dove l'iniziativa del pagamento viene dal soggetto privato che punta a ottenere i favori del pubblico ufficiale) e la concussione (dove è invece il pubblico ufficiale a imporre il pagamento del "pizzo" per soddisfare le richieste del privato). La induzione è una via di mezzo, fatta in sostanza di pressioni che si possono rifiutare, ma che alla fine il privato accetta. Una situazione che è risultata difficile da ricostruire, in un reato - il pagamento di tangenti - di cui di solito non ci sono altri testimoni oltre a chi paga e chi incassa. Nella "concussione per induzione" a venire condannati sono entrambi: che induce, e chi si lascia indurre.
Il nuovo reato sancisce comportamenti che sarebbero stati comunque puniti con la vecchia legge? O invece colpisce una zona grigia in cui il privato la avrebbe fatta franca? E i reati commessi prima dell'entrata in vigore della "Severino", come vanno trattati? Sono questi i punti oggi all'esame delle sezioni Unite.
Nella sua requisitoria al processo Ruby, Ilda Boccassini chiese che Berlusconi venisse condannato proprio per concussione per induzione, in base alla nuova legge: le sue pressioni sulla questura di Milano perché Kharima el Mahroug venisse rilasciata rientravano, secondo la Boccassini, proprio nella categoria delle pressioni "rifiutabili" introdotta dalla "Severino". Ma il tribunale invece ha deciso diversamente, e ha condannato Berlusconi per concussione "classica". Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate, ma si può ipotizzare che il tribunale abbia ritenuto che di fronte alla autorevolezza delle pressioni per il rilascio di Ruby, ai funzionari di polizia non restasse altra scelta che lasciare andare la ragazza.
Se questa ricostruzione dei fatti venisse accolta anche nei gradi successivi di giudizio, la sorte di Berlusconi resterebbe segnata, qualunque sia l'esito della udienza di oggi in Cassazione, visto che il vecchio testo del reato di concussione non verrà toccato. Ma può darsi che in appello la posizione del Cavaliere venga invece ricondotta, come chiedeva la stessa Boccassini, sotto il caso della <induzione>. E allora l'allarme lanciato oggi dal procuratore generale D'Ambrosio potrebbe suonare come un mettere le mani avanti: attenzione, perchè se le Sezioni Unite facessero proprie le interpretazioni più garantiste che sono arrivate finora della legge Severino, anche Berlusconi rischierebbe di farla franca.
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