«N on ci nascondevamo la delicatezza della situazione. Ma abbiamo capito che l'unica strada che avevamo davanti era trattare il caso come uno qualunque dei cinquantanove casi che dovevamo valutare in quella udienza. E così è stato fatto». Da giorni, l'ufficio del sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, al terzo piano del Palazzo di giustizia, è sotto gli occhi di tutti. Prima, durante e dopo l'udienza del tribunale di sorveglianza chiamato a decidere sulla sorte di Silvio Berlusconi, Lamanna si è trovato a fronteggiare una attenzione inconsueta: in genere, di cosa accade «dopo» i processi, quando le sentenze so no ormai definitive e entrano in ballo carcere, arresti, rieducazione, nessuno si interessa. Stavolta però il condannato si chiamava Silvio Berlusconi. Ma, spiega Lamanna, la strada che ha portato la procura generale a dare il via libera all'affidamento in prova ai servizi sociali, è stata trattare il caso come tutti gli altri.
Inevitabilmente, la peculiarità del caso è venuta a galla, nel corso dell'udienza a porte chiuse. Lamanna, a differenza del solito, parlato a lungo. Intervento tecnico, per molti aspetti, e tutto finalizzato a spiegare l'okay all'affidamento. Però, Berlusconi è Berlusconi. E qui Lamanna butta lì un avviso: l'affidamento ai servizi sociali può essere revocato se durante la prova il condannato dimostra di non meritarselo, magari commettendo altri reati. E soprattutto diffamando la magistratura: e qui il pg tira fuori a mo' d'esempio un articolo del 7 marzo scorso, quando Berlusconi parlò in una riunione proprio dell'imminente udienza del tribunale di Sorveglianza. «Se diffamerà ancora dei magistrati, chiederemo la revoca dell'affidamento». Promessa (o minaccia) sostanziosa: la polemica contro i giudici è un pezzo forte dell'armamentario dialettico del Cavaliere. E immaginare che riesca a autocensurarsi è pia illusione. Lamanna concede uno spazio alla polemica politica, quando specifica che al Cavaliere non sarà consentito «diffamare singoli magistrati», e questo sembra consentire attacchi alla categoria delle toghe. Ma poi, ad esempio delle intemperanze del condannato, Lamanna cita un caso specifico: l'esternazione, cascata in un video e approdata sul sito del Fatto Quotidiano, in cui a marzo l'ex premier spiegava a una convention di Forza Italia il suo stato d'animo: «Dopo il 25 maggio, se non mi mettono in galera prima, vengo giù da voi. Ho detto, se non mi mettono in galera perché io sto davvero vivendo il periodo più brutto della mia vita perché dopo aver lottato per 20 anni per la libertà sono qui a difendermi da una mafia di giudici: il 10 di aprile mi diranno se mi mettono in galera o se mi mandano ai servizi sociali». Analisi lessicale complessa: Berlusconi si riferiva alle toghe in genere, o dava (incautamente) dei mafiosi proprio ai giudici del tribunale di Sorveglianza? Nel primo per Lamanna l'esternazione sarebbe ammessa, nel secondo porterebbe Berlusconi dritto filato agli arresti domiciliari.
Per il resto, va detto, l'intervento del pg - per quanto è possibile ricostruirlo nel puzzle delle voci - è stato di segno garantista: Lamanna ha dato atto che Berlusconi ha risarcito il danno, che in 76 anni di vita questa è la sua prima condanna, che il reato per cui è stato condannato, la frode fiscale, non rientra tra quelli per cui la legge impedisce l'affidamento. Via libera, insomma: a condizione che tenga la lingua a posto. La settimana prossima, la decisione del tribunale.
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