Roma L'incidente «spread» è chiuso: la conferma ufficiale la ha data ieri pomeriggio Angelino Alfano, uscendo dall'incontro con il premier: «Ieri il presidente Monti ha chiamato il presidente Berlusconi. I giornali hanno parlato di scuse da parte del premier e per noi la vicenda è finita lì».
Il giro pre-feriale d'orizzonte con la sua «strana» maggioranza si è chiuso ieri con reciproci riconoscimenti, complimenti e attestazioni di lealtà tra il Professore e i singoli partiti sostenitori del governo tecnico, e con molte punzecchiature vicendevoli tra le forze politiche, a testimonianza del fatto che, come dice Alfano, «la maggioranza che sostiene Monti è composita, per cui ciascun partito lo sostiene senza essere alleato degli altri». Una situazione, aggiunge, «particolarmente originale nella storia repubblicana», ma tant'è: l'originale e composita coalizione sembra comunque rassegnata a convivere, per unanime attestazione, fino al termine della legislatura. Anche se Casini lascia intravedere che quel termine potrebbe essere ravvicinato.
Monti ha visto prima il leader dell'Udc e poi il segretario Pdl, manca ancora all'appello Pier Luigi Bersani ma dal Pd assicurano che i due si sentiranno «nei prossimi giorni» (il segretario è già partito da Roma). La road map, secondo le indiscrezioni, sarebbe tracciata in un documento «snello» arrivato ieri sul tavolo di Monti e che sarà presentata al prossimo Consiglio dei ministri. A Palazzo Chigi si tiene il più stretto riserbo su un «documento interno» che conterrebbe le misure da adottare nei prossimi mesi, a partire dal piano di riduzione del debito che piace ad Alfano. Ecco perché il premier, forse anche per rimediare allo «sgarbo» della battuta contro Berlusconi rilasciata al Wall Street Journal, ha fatto gran complimenti agli emissari berlusconiani per il piano di riduzione del debito che gli hanno scodellato sul tavolo, tanto da emettere una nota in proposito al termine dell'incontro, nella quale si assicura che il governo «condivide le finalità della proposta» ed esprime «apprezzamento per la volontà del Pdl di collaborare con il governo per esaminare metodi e tempi del programma di dismissioni pubbliche». Anche se, e qui forse c'è una punta di malizia del premier, si fa presente che la spending review appena approvata già contiene «diverse misure volte alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato».
In ogni caso, Monti incassa il fatto che il Pdl ufficializza l'impegno a sostenere il governo dei Professori fino alla fine della legislatura, perché, come dice Alfano, «siamo gente seria e leale e vogliamo andare avanti per il bene dell'Italia nel fare le cose che oggi servono».
A chi gli chiede se si voterà in primavera si limita a rispondere che «ci stiamo impegnando per il taglio del debito, che avrà il suo epicentro in autunno».
Che la priorità dei prossimi mesi sia dare «un bel colpo al debito pubblico» lo conferma anche il leader Udc Casini, uscendo da Palazzo Chigi, ma «senza dare cifre da capogiro o fornendo cifre da libro dei sogni», aggiunge, punzecchiando il Pdl. Quanto allo scudo anti-spread, spauracchio che resta all'orizzonte proiettando la propria ombra sulla campagna elettorale che i partiti son già intenti a preparare, secondo il leader Udc «non è stato all'ordine del giorno» del colloquio, perché «non sapendo quali sono le eventuali condizioni significa parlare di una cosa che non c'è». Ma ci può essere. In ogni caso, assicura Casini, «a settembre-ottobre ci sarà la fase 2 della spending review e Monti ha in mente un piano molto articolato di interventi da fare». E poi spiega che si è discussa l'agenda di qui a dicembre, aggiungendo significativamente: «Dopo dicembre, ci si avvicinerà alle elezioni». L'ipotesi di sciogliere le Camere a inizio anno, per anticipare il voto a marzo, è quindi sul tavolo.
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