Di Pietro torna pm per inchiodare il Pd

Il leader Idv attacca gli ex alleati: "Ho le prove che l'istituto finanziava il partito"

Antonio Di Pietro durante la conferenza stampa di presentazione di  "Rivoluzione Civile"
Antonio Di Pietro durante la conferenza stampa di presentazione di "Rivoluzione Civile"

Roma - «So per certo che coloro che governavano la banca avevano un obbligo addirittura paragiuridico ciascuno di finanziare ciascuno pro quota esponenti del Pd». È il duro attacco di Antonio Di Pietro, che per un giorno torna al suo vecchio mestiere di pm accusando i suoi ex alleati democratici. Di Pietro, che spiega di conoscere bene la vicenda della banca senese sulla quale ha presentato due interrogazioni parlamentari e una segnalazione ai pm, pensa che sia «un'operazione di mera speculazione solo per poter permettere alla fondazione della banca di avere degli utili gonfiati che non gli spettavano».
Il leader dell'Italia dei Valori non ce l'ha solo con Pier Luigi Bersani, ma anche con gli altri leader politici: «La colpa peggiore è quella di Monti e del suo governo perché l'anno scorso per ben due volte io e l'Idv abbiamo presentato due interrogazioni parlamentari in cui abbiamo denunciato che il precedente governo Berlusconi aveva dato impunemente a Mps due miliardi. Il governo Monti non solo non ci ha risposto ma ha dato alla banca altri due miliardi». Poi Di Pietro allarga l'orizzonte: «Mps è la prova e la riprova della commistione tra affari e politica. Soprattutto è grave il comportamento di quella politica che è ingrassata facendo finta di non vedere finora quel che avveniva. Al Monte dei Paschi di Siena non è stato scoperto un singolo banchiere irresponsabile e nemmeno un'isolata banda di malfattori. Quello che sta emergendo è un intero vasto, ramificato e marcio sistema di potere e di corruzione».
Qualcuno propone di fermare le indagini per non interferire con le imminenti elezioni, un'idea che fa rabbrividire Di Pietro: «In questa situazione l'idea di fermare le indagini fino alle elezioni, è una di quelle cose che non devono succedere in un Paese civile. Bisogna sapere prima e adesso: i cittadini hanno diritto di sapere chi, del mondo della politica, sta dietro a questo brutto affare, per punire i responsabili politici». Anche perché i cittadini, e quindi gli elettori, hanno diritto a sentirsi defraudati in prima persona dal pasticciaccio senese, perché i soldi dati per salvare Mps sono stati tolti dalle tasche dei cittadini ed è stato «un prestito fasullo perché non saranno mai restituiti». Poi un ultimo graffio a Monti: «Da una parte fa bene la magistratura ad andare avanti fino in fondo e dall'altra bisogna che il governo venga immediatamente in Parlamento per riferire come sono andate le cose effettivamente».


Infine Di Pietro si inserisce anche nel dibattito sull'opportunità che i magistrati si candidino alle elezioni: «Ben venga un magistrato in più e un delinquente in meno», taglia corto Di Pietro, ex magistrato e a sua volta candidato con «Rivoluzione Civile» di Antonio Ingroia, pm palermitano. «Mai come in questo momento in Parlamento è bene che ci vada un esperto della materia perché ci sono troppi esperti delinquenti che si sono fatti eleggere per non farsi processare», la conclusione di Di Pietro.

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