La pigrizia forse non uccide ma la corsa fa campare meglio

È vero, non ha senso fare moto spinti da statistiche su obesità e malattie. Sempre più gente però si cimenta perché è una passione. Che ti cambia la vita

La pigrizia forse non uccide ma la corsa fa campare meglio

Forse è più rischiosa una polemica con uno dei direttori storici del Giornale in cui lavori che non correre in un afoso mezzogiorno di luglio a Milano o scendere dal Giau o dal Pordoi con un bici senza freni. Ma tant'è. Ci sono momenti nella vita in cui non ci si può tirare indietro. Scrive Vittorio Feltri che è meglio morire pigri, magari un po' presto ma non sudati. E che è più decoroso farsi trovare all'«appuntamento» in vestaglia che non in tuta. E può essere anche vero. Così come può essere vero che le catastrofiche conclusioni a cui arrivano certe ricerche mediche a volte sono solo sano allarmismo. L'ultimo studio dell'Organizzazione mondiale della sanità ci ricorda che nei Paesi industrializzati la percentuale di bambini sovrappeso è in preoccupante, costante aumento e che l'assenza di esercizio fisico causa nel mondo ogni anno un milione e 900mila decessi. Dati. Dati come quelli che dicono che nei Paesi dove lo sport di base è più diffuso diminuiscono le spese sanitarie: possono voler dire tante cose ma anche nulla perché come ricorda il direttore elaborati su statistiche, quindi non è detto che riguardino proprio te. È la solita storia del pollo: c'è chi ne mangia due e chi invece digiuna ma per i matematici ne mangiano uno a testa. E poi, comunque, prima o poi morire tocca a tutti così i conti tornano. E se la pigrizia non aiuta a battere il record di permanenza in questa vita quantomeno permette di campare comodamente. Niente sport quindi, soprattutto a una certa età, diciamo dopo i 40-50anni. Quando invece in molti cominciano. Sono i nuovi giovani. Generalmente corrono, spesso vanno in palestra, i più audaci si danno al ciclismo, gli incoscienti esagerano e provano a cimentarsi nelle gare di trail in montagna, nel triathlon e qualcuno addirittura azzarda facendosi trovare al via di un Ironman che per chi non è del «mestiere» sono 3 chilometri e 800 metri a nuoto in mare, 190 chilometri in bicicletta e 42 di corsa.
Follia. Ma pare che questi nuovi giovani le tentino tutte pur di apparire belli e prestanti. Trottano, si sfiancano, si allenano, rischiano l'infarto al parco approfittando dell'ora di pausa pranzo, non mangiano pasta ma carboidrati, non affettano bistecche o prosciutto ma proteine, non bevono vino o birra ma integratori. E ovviamente non fumano. E ovviamente non… ma questo è un altro discorso. Ma chi glielo fa fare di vivere così? Già, chi glielo fa fare? Il dramma è che non glielo fa fare nessuno. Anzi, spesso per «fare» si mettono anche contro mogli, figli e suocere. C'è qualcuno che lo sport lo vive come un'estrema terapia estetica, come maquillage di quadri- bicipiti e come l'ultimo tentativo di convincere gli altri e se stessi che il tempo si può fermare. Ma non tutti. C'è gente che a 50 anni fa sacrifici enormi per il piacere di una sfida, che si diverte a correre anche quando piove o nevica, che la domenica mattina all'alba si cambia nel baule della macchina per correre una mezza maratona e poi torna a casa in tempo per accompagnare i figli a messa. Gente che mai metterebbe piede in una palestra se non per farsi una doccia e togliersi il fango di dosso. Conosco lucidi pazzi che fanno cose che la gente normale pensa siano estreme ma solo perché non ha il coraggio di provarci. Che la «tartaruga» è solo un animale corazzato, che se ne fotte delle rughe, delle unghie nere dei piedi perché le scarpe da corsa a volte fanno male e…che si depilano. Si, è vero, si depilano. Ma solo per massaggiarsi con puzzolente olio canforato che è meglio, molto meglio, dell'acqua di colonia. Gente che sa perfettamente che anche nella passione esiste un limite, che si controlla ( dai medici) e che è anche capace di arrendersi. Che ama lo sport perché è adrenalina, divertimento e gioia. Perché un po' (solo un po') ti rende migliore, ti fa capire che nella vita le scorciatoie non sono la via giusta, ti insegna ad apprezzare la fatica e il sacrificio.

E ama lo sport perché ti fa sentire vivo. Esatto, ti fa sentire vivo. Vibrante ma soprattutto nella testa. Che così non si accomoda su una poltrona e continua a pensare che c'è ancora molto da fare. Senza polemica…ci mancherebbe.

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