Fine pena mai? A scorrere l'ultimo bollettino Istat, sembra che l'Italia sia condannata a una sorta di ergastolo recessivo, a non uscire più dalle sbarre della crisi. Anche il secondo trimestre, archiviato con un -2% annuo e con un -0,2% mensile, se ne è andato senza riuscire a riagguantare quel segno più accanto al Pil che manca all'appello ormai da due anni. Otto trimestri consecutivi di decrescita: un record assoluto, e per nulla invidiabile, che ha eroso del 4,4% la ricchezza nazionale. L'ultimo barlume di sviluppo economico risale infatti al periodo aprile-giugno 2011. Da allora, c'è stato solo il buio dell'austerity, dei consumi in caduta libera, dei troppi disoccupati e della faticosa tenuta dei conti durante le settimane dell'impazzimento degli spread.
Ma il fondo potrebbe essere stato finalmente toccato. Forse questa volta per davvero, dopo l'illusoria stagione della «luce in fondo al tunnel». I primi segnali di recovery tricolore, per quanto parziali, arrivano perfino dall'industria. Nel mese di giugno, la produzione ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto a maggio, anche se su base tendenziale lo score è negativo, un -2,1% che rappresenta il 22° calo consecutivo. Tira inoltre un sospiro di sollievo il comparto dell'auto che rispetto allo scorso anno mette a segno un balzo del 7,4% sufficiente a mitigare il -6,4% registrato nei primi sei mesi del 2012. Nei giorni scorsi, d'altra parte, l'indice Pmi aveva mostrato un netto miglioramento della manifattura italiana in luglio grazie al superamento della linea dei 50 punti, lo spartiacque tra espansione e contrazione. E sempre dal fronte industriale, gli ordinativi sono tornati a crescere (+0,3%) dopo 18 mesi di calo ininterrotto. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, è convinto che siamo ormai arrivati al punto di svolta: «Gli indicatori - ha spiegato a Radio Anch'io - mostrano che per il terzo e quarto trimestre è previsto un segno positivo» e quindi potremmo dire che «la recessione che ormai dura da due anni» è finita. Sembra - ha aggiunto il ministro - che l'ottimismo sia aumentato nelle famiglie, in particolare sono diminuite le aspettative di disoccupazione».
Resta da vedere se e in che misura i provvedimenti del governo risulteranno sufficienti a stimolare l'economia, considerate le poche risorse finanziarie a disposizione e gli obblighi di risanamento dei conti dello Stato. Di sicuro, l'epoca del rigore a tutto campo è tramontata. Non a caso, il Fondo monetario internazionale ha chiesto senza mezzi termini alla Germania di rimodulare le proprie politiche economiche per evitare i rischi di un eccessivo consolidamento di bilancio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.