Milano - Una promozione e un posto da capo di gabinetto del vice sindaco per Maurizio Azzollini, l’estremista rosso che sparò ad altezza d’uomo contro la polizia. E nemmeno un minuto di silenzio per ricordare e pensare ad Antonio Custra, il vice brigadiere della polizia ucciso dai manifestanti il 14 maggio del 1977 a Milano in via De Amicis, durante una delle tante manifestazioni che sconvolsero la città. Un colpo partito, appurò il processo bis, dalla pistola dell’autonomo Mario Ferrandi, detto «Coniglio».
Dopo la difesa del sindaco Giuliano Pisapia, anche lui un militante dell’ultrasinistra in quegli anni di piombo e di sangue, e della sua vice Maria Grazia Guida, ieri il consiglio comunale rosso-arancione si è allineato. E, nonostante la richiesta del consigliere del Pdl Carmine Abagnale, il presidente Basilio Rizzo, storico esponente della sinistra milanese issato da Pisapia sullo scranno più alto dell’aula, ha negato a Custra anche un semplice momento di ricordo. Promettendo un generico e assolutamente inutile momento di commemorazione di tutti i caduti delle forze dell’ordine in servizio «in modo non collegato alla singola vicenda di Custra». Quasi uno schiaffo proprio ad Abagnale, il poliziotto che in quella terribile giornata prestava servizio a fianco di Custra. E oltre al dolore per la morte del collega, proprio ieri in aula ha ricordato «gli insulti, gli sputi, il lancio di ogni oggetto dentro a un clima d’odio verso la polizia» e una «guerra metropolitana voluta e condotta da persone come Azzollini» quando «c’è stata per fortuna la saggezza di tanti poliziotti che al fuoco non hanno risposto col fuoco». Parole che avrebbero dovuto far riflettere. Situazioni così terribilmente attuali.
Ferma anche la posizione del vice sindaco Guida. Che ha confermato di non avere nessuna intenzione di rivedere la sua decisone di promuovere Azzollini. Invitando anche lei genericamente «all’impegno per una riflessione» della città «rimettendo al centro le vittime del terrorismo e delle mafie». Anche qui inutili promesse nel tentativo di eludere il problema. Nessun turbamento nemmeno per le parole della vedova Custra che proprio al sindaco Pisapia che difendeva il diritto al reinserimento, ha replicato «non è vero che non importa. Che è tutto passato e che tutto si può fare in nome del diritto all’oblio». Non solo. «Un conto - ha detto lei che ha perso un marito di 24 anni - è consentire a chi ha sbagliato di emanciparsi dagli errori, un altro è approfittare dell’oblio per elevarlo a posizioni di responsabilità, quando per la storia ne ha ben altre». Con la Guida che, a proposito delle richieste di un passo indietro, parla di «reazioni spropositate e indebite» e della necessità di «darsi il tempo per una riflessione». Tempo che non è stato concesso ad Antonia, la figlia di Custra nata un mese e mezzo dopo la morte del padre.
Oggi, dopo che lo Stato per risarcirla in un primo momento le offrì un posto da operatore ecologico, ovvero spazzina, è anche lei poliziotta. Destini diversi, strade diverse. Un’unica ingiustizia.
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