A non parlare c’è il rischio che lo facciano gli altri. Mentre il sindaco Federico Pizzarotti riempie le sue giornate traccheggiando fra mille incontri per impostare il 2.0 della nuova Parma, la città ha smesso di sperare nella giunta e nel suo «messia», mentre in città cominciano i malumori: e gli «sconfitti» ritrovano la parola e tornano a parlare. È una vecchia storia: alla caduta degli dei, e senza una giunta da quasi 20 giorni siamo di nuovo al «tutti contro tutti», acuito da un piccolissimo dettaglio: il debito del Comune è lievitato da 600 a 846 milioni. E, anche in questo caso, la cattiva notizia non è stato Pizzarotti ad annunciarla. Già perché il sindaco ha preferito rendere pubblica, senza né spiegarla né commentarla, la relazione finale del commissario Mario Ciclosi che, congedandosi dal suo mandato, ha parlato di «profonda deriva etica della città». La patata bollente del bilancio è stata subito scaricata al neo assessore Gino Capelli, l’unico nominato finora. L’ex commercialista del crac Guru ha messo mano alla calcolatrice e imposto una prima piccola marcia indietro sulla nomina del direttore generale: «Sindaco sorry, i soldi per pagarlo non ci sono». Pizzarotti ha incassato, sorriso, e si è rivolto alle consulenze gratuite, sbandierate in campagna elettorale.
In effetti due giorni fa in città si sono materializzati i «tecnici» di Pizzarotti, dal presidente di Banca Etica Fabio Salviati agli economisti Maurizio Pallante e Loretta Napoleoni. Ma il summit è stato tenuto nascosto: impossibile che il simposio risolvesse tutto e subito, ed è altrettanto difficile che lo faccia anche in futuro, visto che si lavora gratis e si confluisce a Parma da mezza Europa senza un’agenda precisa.
Un’altra occasione persa proprio sulla trasparenza, l’arma gentile tanto evocata in campagna elettorale. Così è proprio il passato a tornare a galla: nel silenzio assordante di chi avrebbe il diritto - dovere di parlare, ad alzare la voce sono gli altri. La sinistra attacca per sapere a quanto ammonti la penale per rinunciare all’inceneritore, altro «cavallo di battaglia» di Pizzarotti. La destra, invece, si affida perfino all’ex sindaco Pietro Vignali che ha vergato una dura missiva per attaccare l’analisi del bilancio del commissario, l’attuale impasse e provare a difendere il proprio operato.
Siamo alla frutta: il buco nella contabilità e le indagini della magistratura fanno riferimento alla vecchia giunta di centrodestra, questo va detto. Ma questo non impedisce che in città non nascano altre illazioni. E così il malumore serpeggia anche fra i grillini che hanno cominciato a «cinguettare» indipendenti. Un tweet qui, un post là, per dire che sì, la giunta c’è tutta, ma non c’è ancora il tempo di renderla nota. Mah!. I prossimi tre nomi, per esempio, saranno resi noti col contagocce, o forse ancora via web, domani. Dicono.
Ieri è stata, intanto, formalizzata un’ovvietà: la leadership fra i consiglieri di maggioranza è stata affidata a Marco Bosi, 25 anni, laureando in Economia, il più votato con 468 preferenze. In mancanza di un city manager nominare al più presto un vicesindaco poteva essere strategico: ma anche in questo caso il sindaco preferisce tacere.
L’ipotesi di Nicoletti Paci, traduttrice milanese di 53 anni, resta non confermata. L’ultimo a parlare è Mauro Nuzzo, portavoce locale del Movimento apparso spesso un poco imbavagliato: «Parma è una città da adottare». Ci si deve preoccupare o spedire il curriculum?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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