Parma La vittoria spicca perfino nell’inconfondibile logo delle scarpe. Per i primi passi da neosindaco, Federico Pizzarotti sceglie calzature comode, adatte a chi «vuole camminare con le proprie gambe». Sul medio della mano destra la fede, là dove gliela infilò per sbaglio ed emozione, nel 2003, la moglie Cinzia Piastri (nel tondo). Lei, coetanea, una laurea in Economia ed un passato da attivista grillina, quando il marito è stato «unto» dal Movimento, ha fatto un passo indietro, eppur ancora lì sta, alle spalle del suo Fede, solo a volte sussurrandogli «dobbiamo andare, saluta la stampa!».
Andrà così oggi all’insediamento ed è andata così anche ieri mattina quando Pizzarotti è entrato in Comune per un paio d’ore di colloquio col commissario Mario Ciclosi. «Senza carte alla mano», il pour parler ha toccato tutte le note dolenti. Per il rosso dei conti e per garantire ai 1.300 dipendenti lo stipendio di giugno «serve il bilancio consolidato». Per l’inceneritore «studieremo una riconversione che eviti penali». Spunta poi una terza priorità, cui in campagna elettorale Pizzarotti ha dedicato affetto altalenante: si tratta del teatro Regio, anch’esso con un «buco» stimato fra i 7 e i 12 milioni, un sovrintendente in scadenza e il festival Verdi che incombe ad ottobre, ancora in gran parte da inventare. Trascurare la lirica da queste parti è come non metter il parmigiano sui tortelli: ma nella Parma 2.0 c’è sempre da imparare.
A tornare a scuola per esempio, penseranno tutti i 19 neo consiglieri a 5 stelle per i quali da domani è stato organizzato un super «Cepu» di diritto e gestione della cosa pubblica a cura di alcuni docenti universitari. Ma la vera rivoluzione viaggia sul web dove si rincorre la notizia che il sindaco stesso, in contatto con un pool di bocconiani, starebbe studiando come far a meno dell’euro. O meglio: se non proprio un baratto fra culatello e fornitori, piuttosto un sistema di credito cooperativo tra aziende per ovviare all’eventuale ostilità delle banche a rinegoziare il debito del Comune.
Mentre il Pd conta i cocci e affronta, nella lotte dei lunghi coltelli, le dimissioni dei segretari provinciale e cittadino, Vincenzo Bernazzoli asserragliato in Provincia si dibatte fra l’idea di proseguire da Presidente di un ente che potrebbe scomparire o sparire da un’opposizione che ora, solo ora, gli rinfaccia di avere a stento vinto le primarie e ovviamente perso le elezioni. Il quartier generale del Pd, ora sguarnito, è in una piazza dove già ieri erano curiosamente tornati gli antiquari. Ma a Parma non tutto si può rottamare: la pasta per esempio resiste e a prendere la parola, primo fra gli industriali che in città dettano anche la linea della stampa locale è Guido Barilla che tende la mano alla voglia di rilancio, ricordando che la città ama da sempre essere «laboratorio» di nuove idee. Pizzarotti incassa felice, confessa di non aver letto i giornali e di aver ricevuto, per ora, poche chiamate dalle istituzioni. Si smarca anche dal collega fiorentino Matteo Renzi cui le tv hanno voluto accostarlo come tycoon della terza Repubblica: «Ho molto da fare qui, vorrei evitare eccessi di presenzialismo partecipando alle riunioni dei sindaci, ma accetto tutti i consigli». E poi di suggerimenti ne dà lui alla stampa. «Tornate fra sei mesi, intervistate altri politici». Già, ormai anche lui si sente tale? «Che male c’è? È l’accezione che si da al termine che è sbagliata».
E così, con pochi grilli (nemmeno «il» Beppe) per la testa, il sindaco tira dritto: «Grillo? Verrà in visita di cortesia, ma non sentiamo la necessità di un suo
nuovo comizio». Così, balzando su un’utilitaria grigia un po’ ammaccata, Pizzarotti si congeda dalla teoria di telecamere e microfoni: «Ecco la mia auto blu: me l’hanno prestata perché non ho il pass per entrare nella Ztl!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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