Politica

Polillo, il sottosegretario dal volto umano in un governo di automi

Lo deridono per le sue gaffe ma è anche quello che mette la faccia nei dibattiti più scomodi

Polillo, il sottosegretario  dal volto umano  in un governo di automi

Quando ha dichiarato il suo reddito di 188mila euro lordi (più appartamento a Roma, più villino con giardino sul litorale laziale, più Smart usata e scooter), allo stato patrimoniale ha voluto aggiungere anche l’iscrizione al Reale Circolo Tevere Remo, «per non essere da meno del premier britannico Cameron che ha inserito una donazione del suo personal trainer», spiegò lui, ma anche per rendere nota la sua passione sportiva, specie per l’amatissimo tennis. Sarà per quello che Gianfranco Polillo ha l’impulso irrefrenabile della battuta (che pure gli crea un sacco di grane)? È il sottosegretario alle Gaffe, lo sfotte qualcuno... Ma anche il portavoce di fatto del governo, quello che scende nelle arene tv a rispondere alle domande delle piazze cassintegrate o esodate, quello che ci mette la faccia (e che spesso ce la rimette). È il volto umano dell’esecutivo cyborg di Monti, il tecnico meno tecnico del governo, nel senso che anche lui è economista col bel curriculum ma diversamente dagli altri si sporca le mani nei dibattiti, si becca gli insulti dell’imprenditore tartassato o dell’operaio inferocito e si spinge laddove (alla Zanzara di Radio24, nelle forche caudine di Formigli su La7) è impossibile anche solo immaginare una Fornero, un Giarda o un Terzi di Sant’Agata (Serbelloni Mazzanti Viendalmare, aggiunge Aldo Grasso, che però ha crivellato anche Polillo come un «David Letterman senza ironia»).

Tennisticamente è un attaccante con propensione all’errore, uno di quelli che scendono a rete e poi cannano la volée regalando il punto all’avversario. Ma almeno ci prova, e non gioca di rimessa come altri più furbi. In effetti di game lo spericolato Polillo ne sta regalando parecchi da quando è sottosegretario, anche perché non c’è partita dove non provi il tiro. Per dire, quando è morto Tabucchi, nessuno attendeva un suo commento. Ma lui l’ha fatto, non resistendo all’assenza di qualche minuto dai titoli di agenzia. Anche lì, sbagliando alla grande: «Diceva Pereira». No sottosegretario, Pereira non diceva, semmai «sostiene». Pioggia di insulti su Twitter, accomunati dal titolino «Sostiene Polillo». Un gaffeur compulsivo, malgrado l’iscrizione all’albo dei pubblicisti.

In effetti non c’è materia dello scibile umano su cui Polillo non abbia qualcosa da dichiarare: «Parla e straparla di tutto, dal nucleare ai conti corrente, dalla storia italiana tra prima e seconda Repubblica ai futuri scenari che riguardano il Quirinale» ha scritto Il Messaggero, che pure è un fan del governo Monti. Un trattamento poco generoso per via della sua amicizia col berluscones Cicchitto? Non è un mistero che il capogruppo Pdl sia il mentore politico di Polillo, anche se è in buoni rapporti pure con Brunetta e altri ex socialisti del Pdl. Cicchitto lo ha nominato suo consigliere economico e poi segretario generale della sua fondazione Rel, se lo portò ad Hammamet nel 2009 per la prima di L’Esilio (docufilm su Bettino Craxi prodotto dall’omonima fondazione) e per la commemorazione dell’ex leader Psi. Quindi Polillo è un craxiano?

Non esattamente, il sottosegretario-tennista è piuttosto una sintesi originale tra varie cose, ha iniziato con simpatie nel Pci migliorista (suo fratello è dirigente Cgil), poi repubblicano (è stato vicesegretario del Pri), ma anche un po’ ex socialista, un po’ berlusconiano e ovviamente montiano. Soprattutto, uno cui non piace stare nelle retrovie. Nel 1996 fonda insieme a Enrico Manca l’Usi, Unione socialisti italiani, l’ennesimo partito «per ricomporre tutta l’area socialista» eccetera. A quell’epoca Polillo è ancora un funzionario della Camera, assunto per concorso. Lì si dà da fare anche come sindacalista, e guida la scissione dal quarantennale Sindacato unitario funzionari fondando una sigla alternativa. Qualche anno dopo la svolta: lo nominano presidente del Circolo Montecitorio, lo sporting club dei deputati, e lui emerge in una cronaca di giornale come «l’abbronzatissimo presidente Polillo» che denuncia «gli avvallamenti dei campi» e «la tappezzeria scrostata della casina». «C’è da vergognarsi - disse Polillo - non siamo stati neanche in grado di fornire delle tute del circolo al sottosegretario all’Ambiente e a Mario Valducci di Forza Italia, che ci hanno rappresentato in un torneo di tennis a Varsavia». Come si vede, già spericolato nelle dichiarazioni.

Mancava pochissimo allo sbocciare del Polillo che conosciamo. Accade durante il governo Amato, quando diventa capo del Servizio studi di Montecitorio, e da quel pulpito lascia partire un rovescio a due mani: «Il governo dovrà fare una manovra bis». Ma a che titolo parla Polillo? «A mero titolo personale» si affretta a precisare l’ufficio stampa della Camera, dopo che le parole del funzionario hanno già seminato il panico. La bocciatura dei conti di Amato gli dà comunque un grande bonus col centrodestra, e infatti nel 2002 Polillo viene chiamato a Palazzo Chigi, come capo del Dipartimento affari economici. In quelle vesti riesce finalmente ad andare in radio e a farsi intervistare, sparando qualche bombetta qui e là, tanto per restare in forma. Ma niente confronto alle medie di adesso, da Federer delle cantonate. Però non terrorizza gli esodati, anzi li rassicura, sfidando l’ira della Fornero, dicendo che possono rientrare in azienda.

Purché non sia solo un’altra gaffe.

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