Queste sono elezioni in cui troppa gente ha paura di perdere il posto o la faccia. È per questo forse che il gioco dei ricatti, dei veti e del tagliafuori è quasi senza pudore. C'è una fetta della classe politica che si sta giocando il tutto per tutto e per resistere non punta a vincere, ma a far perdere gli altri. Il rischio, probabile, è che alla fine dal gioco della democrazia esca il caos, lo stallo, il pareggio che obbliga a ridare le carte. È il segno che l'unico obiettivo del potere è il potere. Il resto sono chiacchiere. Prendete Formigoni. Cosa vuole il governatore della Lombardia? Sopravvivere in politica. Quando era giovane e forte ha sempre fatto pesare il portafoglio di voti di comunione e liberazione. Adesso è ancora più esplicito. Fa sapere (salvo poi smentire) che è pronto a fare una lista personale se non ottiene garanzie sul suo futuro. Ergo: addio Lombardia. E un saluto pure a un ruolo di peso del Pdl al Senato.
Formigoni è solo uno dei tanti. Il ricatto è l'arma più sicura per navigare oltre i confini della seconda Repubblica. Qui tutti marcano tutti. Monti sgambetta Casini e Fini, ma si deve guardare le spalle dai colpi di coda dei due alleati. Casini è riuscito a far fuori Passera e a non abbandonare il fidato Cesa. Fini si è salvato da chi preferiva vederlo naufragare in solitudine. L'uno e l'altro lasciano predicare l'uomo dello spread convinti poi di aggiustarsi il piatto sotto banco. Il rettore, da parte sua, ha costretto i due a mettere la faccia sui loro simboli alla Camera, con un chiaro messaggio: non mi farò strumentalizzare e non mi mischio con gente come voi. Quella che doveva essere una alleanza di buoni amici si sta trasformando in una diligenza dove ognuno si preoccupa di come non farsi fregare dagli altri. Nel frattempo piovono veti, reciproci.
Ricatti. Quelli dei vecchi dinosauri del Pd a Bersani, che deve trovare ai notabili della nomenklatura un riparo sicuro nelle liste elettorali e pazienza se per fare questo ha sacrificato un po' dello spirito delle primarie. Ricatti. Quelli di Grillo e Casaleggio verso qualsiasi socio del Movimento 5 Stelle che devia dal vangelo secondo Beppe. Chi rompe le balle è fuori. Ricatti. Quelli di Tosi e del Carroccio veneto a Maroni se si avvicina troppo a Berlusconi. E visto che l'accordo è sempre più probabile si vedrà quanto costerà a Bobo all'interno del partito. Ricatti. Quelli del potere finanziario, delle cancellerie europee, della santa congregazione dei vescovi italiani ai governi tecnici nati per salvare e redimere l'Italia. E poi i ricatti di tutti i collettori di voti, dei signori delle clientele, dei professionisti della spesa pubblica, di chi vive di soldi di Stato e di finanziamenti europei, e di ogni lobby più o meno ufficiale. Dicono che il ricatto sia il sale della democrazia, soprattutto quando la parola d'ordine della politica è sopravvivere. Ad oltranza.
servizi da pagina 4 a pagina 11
«Incostituzionale». Dietro a questo aggettivo che sa di burocratese potrebbe nascondersi una rivoluzione: la restituzione dell'Imu. A lanciare la battaglia è stato l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti: «È un balzello contro la proprietà, abbiamo già avviato la procedura per fare ricorso alla Consulta e cancellarlo». E anche il redditometro rischia di ritorcersi contro i tecnici: potrebbe incoraggiare l'evasione. Peggiora l'emergenza credito per le aziende.
Cuomo, De Francesco, Forte
e Signorini alle pagine 2-3
di Vittorio Macioce
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.