Roma - «Fossi in Sallusti, farei ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo».
Perché, onorevole Franco Frattini?
«Perché vi sono dei casi in cui i diritti fondamentali delle persone sono in gioco. Il diritto di esprimere liberamente le proprie idee, e quindi quello di un giornalista di esprimere la propria opinione ma anche di non censurare altri sul proprio giornale, è riconosciuto dalla Carta europea dei diritti dell'uomo».
Ci sono precedenti?
«Ci sono precedenti incoraggianti, come quello di uno scrittore italiano (Giorgio Riolo, ndr), che fu condannato al carcere per frasi e opinioni contenute in un suo libro, si rivolse alla Corte europea dei diritti dell'uomo, come anche ai cittadini comuni è consentito fare, e i giudici di Strasburgo stabilirono con grande chiarezza che viola la Carta europea dei diritti dell'uomo quel Paese che sottopone alla pena del carcere coloro che esprimono liberamente le proprie idee. In quel caso la Corte riconobbe anche un risarcimento allo scrittore, come è d'uso se c'è stata una ingiusta detenzione».
Quindi anche Sallusti potrebbe vedersi risarcire?
«Certo, è questo vuole dire che se la politica non interviene con un'immediata cancellazione della norma saremo responsabili non solo di un'ingiustizia grave ma anche di un possibile danno economico per lo Stato e quindi per tutti i cittadini. Anche se quando uno viene messo in carcere il risarcimento non serve a nulla, è impensabile riparare con un pugno di euro il fatto che io ti sbatto in carcere e tu non ci dovevi stare. Il danno è talmente irreparabile che credo che questi trenta giorni siano la prova ultima di credibilità di forze politiche che in Senato devono guardarsi allo specchio e ammettere che quando si è voluto, la normetta, l'emendamento, la piccola porcheria sono bastate poche ore a introdurle. E adesso non riusciamo a far diventare legge in trenta giorni una norma tecnicamente non complicata? Nel caso dell'anticorruzione, una legge davvero complicata, si sono messi due giorni e due notti e hanno risolto tutti i problemi. Ma in questo caso mi sembra che ci sia una cattiva volontà».
Ma perché dobbiamo ricorrere a Strasburgo per riparare a una stortura tutta nostra?
«In Italia per l'inerzia e spesso anche la viltà della classe politica si preferisce aspettare la sentenza della Corte di Strasburgo piuttosto che legiferare e togliere di mezzo il problema. È una responsabilità grave della politica e del Parlamento. Si sottovaluta una questione di diritti fondamentali e quando si scherza sui diritti fondamentali c'è da tremare, si perde un pezzo della nostra libertà».
Giorni fa ad esempio il Senato ha rinviato l'approvazione della legge che depenalizza il reato di diffamazione...
«Certo, ma in quel provvedimento si è tentato di appiccicare un emendamento per consentire ai presidenti delle province di potersi presentare in Parlamento senza essere incompatibili o ineleggibili, insomma si è approfittato di una norma seria per introdurre un nuovo privilegio. Non si deve fare un disegno di legge di dieci articoli quanto il problema è uno solo e di drammatica urgenza. Del resto lo stesso sta accadendo per la legge elettorale: il capo dello Stato fa gli appelli, tutti si dicono d'accordo e la legge elettorale ancora non viene cambiata».
Torniamo alla Corte europea. Quante possibilità ci sarebbero di vedere accolto un ricorso di Sallusti?
«Io ritengo l'accoglimento probabile se non sicuro. La questione non è opinabile, l'Italia è l'unico Paese in cui si va in galera per avere espresso un'opinione in un articolo giornalistico».
E la Corte potrebbe anche sospendere la pena?
«La
Corte ha anche il potere di sospensione nei casi più gravi, quelli in cui è talmente evidente che il ricorrente abbia ragione da rendere assurdo che egli sia costretto ad attendere per vedere riconosciuti i propri diritti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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