Per farla molto breve: c'è un politico di Lecco, tale Antonio Piazza, presidente dell'Aler, che ieri, su sollecitazione del suo partito (il Pdl) si è dimesso da ogni incarico (anche quello nel direttivo provinciale). Lo ha dovuto fare, obtorto collo, per una vicenda che, se avesse il fiato di assurgere a letteratura, avrebbe il sapore ferroso e cinico di un romanzo di Charles Dickens. Ma che, naturalmente, a Dickens non ci arriva manco col binocolo. Qui c'è solo un politico di Lecco dal lessico incerto, dalla voce di grana vile, dai lineamenti inaspriti da troppe convinzioni, con la spilletta sul bavero della giacca e la cravatta pallida ma dai toni cangianti, che finalmente si è comprato la Jaguar dopo, presumibilmente, anni di Mondeo e che quindi, la sua Jaguar, ora la va a posteggiare in un parcheggio per disabili, perché, retro pensiero non dichiarato ma intuibile «voi non sapete chi sono io».
E sempre qui, a Lecco, c'è un disabile vero che arriva e si trova una Jaguar senza contrassegno ad occupare un posto destinato a lui dal destino (avverso). E che quell'unico privilegio (al quale volentieri rinuncerebbe) se lo vuole riprendere e allora chiama il vigile, e fa spostare questo abusivo di lusso che gli toglie una delle poche agevolazioni garantite a chi ha una vita poco agevole. E sempre qui, a Lecco, c'è un politico dalla prosa incerta, dalla fronte increspata e bla, bla, bla che va a tagliare, per ripicca, le gomme della macchina del suddetto disabile che ha osato segnalare la sua infrazione al vigile.
Basterebbe questo ma a lui, il politico, non è bastato. Si è dimesso da ogni incarico con un senso di ingiustizia che gli premeva sul petto perché cos'ha detto congedandosi? Com'è riuscito a uscirsene il perfetto rappresentante di un Paese di baldorie fuori bersaglio, dove il denaro dispensa dall'imbarazzo? «Ho sbagliato ma c'è chi ha fatto peggio di me». Come il baritono accolto dal dissenso del pubblico «Fischiate me? Perché non avete ancora sentito il tenore...». Come Fabrizio Corona ingabbiato per Vallettopoli, come le olgettine accusate di usare scorciatoie e di essere signorine facili, come Pappalardo con Zequila all'Isola dei Famosi, come la Juve con l'Inter, come i nazisti a processo, come le Br a processo, come Diana con Carlo, come il filosofo Umberto Galimberti accusato di aver scopiazzato. «Ho sbagliato, ma c'è chi ha fatto peggio di me». Così fan «tutti» se ci fosse il fiato dell'opera lirica, se si potesse scomodare quel genio spettinato di Mozart.
A parte il fatto che riusciamo a immaginare poche cose più bieche e nefaste del tagliare le gomme alla macchina di un disabile, e tutte quelle che ci vengono in mente vorremmo evitare di metterle nero su bianco, ma detto questo: ancora qui stiamo? Veramente? Io ho sbagliato ma c'è chi è peggio di me, io ho rubato ma c'è chi ha rubato di più, io ho tradito ma c'è chi lo fa da anni... Professionisti, adulti, eletti. Ma che schifo, queste coscienze auto assolutorie a bassa intensità, questo perenne sentirsi meglio solo perché c'è qualcuno che è sempre messo peggio. «Venerdì ero a pranzo con trentasei disabili. E quei parcheggi dedicati a loro li ho voluti io» ha piagnucolato il politico novello jaguarista. E peggio ci sentiamo. Se va a pranzo con i disabili e poi gli frega il parcheggio e a uno di loro taglia perfino le gomme. E peggio ci sentiamo se quei posti li ha chiesti lui e poi li occupa senza alcuna autorità per farlo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.