Sta facendo molto discutere il rilascio dell'imam di Torino Mohamed Shahin da parte della Corte d'Appello di Torino, che ha accolto il ricorso dei suoi avvocati. L'imam era trattenuto nel cpr di Caltanissetta ed è già tornato libero con un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla Questura di Caltanissetta. Non è un "soggetto pericoloso", è "incensurato" e i contatti con soggetti legati al mondo del terrorismo "sono isolati e decisamente datati". Insorge il centrodestra, da FdI a Lega, Forza Italia e Noi moderati, mentre la sinistra è ancora una volta divisa tra chi esulta e chi lancia l'allarme. "Per mia scelta non commento mai le sentenze dei giudici, anche se considero le frasi pro- nunciate dall’Imam sul 7 ottobre inaccettabili. C’è bisogno, tuttavia, di una visione strategica intorno al problema. Nel 2017, il ministero dell’Interno firmò con tutte le organizzazioni del mondo islamico (sunniti e sciiti) il patto per l’Islam italiano", ha dichiarato l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti su Il Tempo.
"Tra le altre cose si decideva che tutte le prediche degli imam dovevano essere in italiano, ma soprattutto si stabiliva un principio concordato che teneva insieme l’essere musulmano e l’essere italiano", ha proseguito Minniti. L'obbligo di predica in italiano è un tema ricorrente, che continua a ripresentarsi ma che non viene quasi mai seguito, anche perché è difficile controllare nel momento in cui nel Paese ci sono decine di moschee abusive che non si possono verificare, dove si radicalizza il pensiero islamico. "La sicurezza è un principio fondamentale della convivenza civile. Sicurezza è libertà. Una società non può ritenersi aperta se non si può girare tran- quillamente per strada. Parliamo, dunque, di temi su cui non potrebbero neanche essere pensate le divisioni", si legge ancora nell'intervista di Minniti.
Ma il tifo politico è diventato più forte del buon senso e oggi il M5s ha in programma una conferenza stampa alla Camera "per denunciare quanto sia stata ingiusta la detenzione dell'Imam Mohamed Shahin e per chiedere la libertà immediata di Anan Yaeesh, cittadino palestinese recluso da gennaio 2024 nel carcere di alta sicurezza di Melfi su richiesta di estradizione israeliana, e di Ahmad Salem, in carcere da sette mesi in Italia per aver chiamato alla mobilitazione contro Israele". Il partito di Conte ha esplicitato l'uso politico dell'imam perché, dicono, "sarà l'occasione, dopo numerose interrogazioni parlamentari al governo, per ribadire il no alla deportazione e ai Cpr, perché denunciare il genocidio commesso da Israele non è un crimine". Non ci sono posizioni ufficiali del Pd mentre Carlo Calenda ci tiene a ribadire che "sulla vicenda dell'imam Shahin non c'entra la libertà religiosa. C'entra la sicurezza dello Stato. Se una persona con un ruolo pubblico esprime posizioni ambigue su terrorismo e violenza, lo Stato ha il dovere di intervenire. Il rimpatrio dell'imam in Egitto era una misura corretta e prudente. L'Italia è un Paese aperto, ma non può essere un colabrodo: le regole si rispettano e valgono per tutti".