La preoccupazione c'è, anche se viene dissimulata dietro formule rassicuranti: «Va tutto benissimo, non ci sono problemi, è solo questione di tempo», dice Enrico Letta ai suoi. Ma non è un caso se Dario Franceschini ha lanciato una sorta di ultimatum pubblico ad Alfano e gli altri perché si sbrighino a rompere il Pdl: «Sono sicuro che non potranno che esserci passi conseguenti, se si rimettessero tutti insieme sarebbe stata una finzione. Mi pare inevitabile che nascano gruppi parlamentari distinti».
Ma dei nuovi gruppi allo stato non c'è ancora traccia, e ovviamente sul fronte renziano non ci si fa sfuggire l'occasione per punzecchiare un po' il governo: «Alfano cincischia, De Girolamo fa la paciera, Cicchitto va a Palazzo Grazioli. Non è che torniamo al via e siamo punto a capo?», si chiede Angelo Rughetti. «Sulla giustizia o sulla legge Bossi-Fini non vedo differenze tra falchi e colombe Pdl. Cos'è cambiato allora?», incalza Andrea Marcucci. Il tormentone non è destinato a fermarsi, nei prossimi giorni si continuerà a battere sulla mancata discontinuità tra la «strana maggioranza» con Berlusconi e quella attuale. Tra i renziani intanto si apre una divergenza sul futuro: se Dario Nardella dice che il Pd deve darsi una collocazione europea sotto l'egida del Pse, Antonio Funiciello gli risponde che non se ne parla neppure: «Non voglio morire democristiano, ma neanche socialista: se ci mettiamo a fare la sezione italiana del Pse entriamo nell'ottica di Letta, facciamo il gioco di chi vuole riorganizzare il fronte centrista».
Ma non è questo il solo fronte di turbolenze che il premier dovrà affrontare con il suo partito: anche la componente ex Ds, ala dalemiana, promette di incalzare il governo. Il fronte prescelto sarà quello della legge di Stabilità, ex Finanziaria, prima preoccupazione del governo di qui alle prossime settimane. «Il Pd deve aiutare Letta, recuperando maggiore forza e protagonismo parlamentare», dice Matteo Orfini. Il candidato a segretario della sinistra, Gianni Cuperlo si chiede se «il governo sarà capace di rafforzare la sua azione attraverso un'agenda di priorità, su cui noi dobbiamo chiedere di agire con più determinazione», e lo sfida a «contrastare l'impoverimento dei ceti medi». Oltre che a modificare la legge Bossi-Fini: «Il reato di clandestinità è inconcepibile».
Un primo terreno su cui gli ex Ds hanno in animo di pungolare l'esecutivo Letta è quello dell'Imu: non a caso, in commissione Bilancio alla Camera, è spuntato un emendamento, firmato dall'ex Ds Maino Marchi, che chiede di reintrodurre la tassazione per gli immobili con rendita catastale superiore ai 750 euro.
La battaglia per far pagare l'Imu ai più ricchi è la bandiera ideale per una battaglia che dia visibilità alla sinistra del Pd. Anche se dal partito qualcuno suggerisce che ci sia anche un obiettivo più concreto dietro l'attivismo ex Ds sul fronte della legge di stabilità: «I dalemiani - spiega un dirigente da Via del Nazareno - puntano a un rimpasto di governo, chiedendo a Letta di togliere un ministro o due al centrodestra, che dopo la crisi va ridimensionato, per inserire personalità più nettamente di sinistra che mancano in una compagine tutta centrista».
Il nome più autorevole della lista, ovviamente, è quello dello stesso Massimo D'Alema. E Letta, secondo lo stesso interlocutore, «sarebbe anche disponibile a farlo, per sancire un'alleanza interna coi dalemiani togliendo spazio a Renzi. Ma Napolitano di rimpasti non vuol sentir parlare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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