MilanoQuando la Cassazione confermò la condanna a 14 mesi di carcere per diffamazione al direttore del Giornale Alessandro Sallusti, dalla stampa (anche di sinistra) scattò la levata di scudi. E la Federazione nazionale della stampa lanciò un appello ai colleghi giornalisti: «Lasciate uno spazio bianco in prima pagina» come «segno tangibile di protesta» perché «oggi siamo tutti condannati come Sallusti». Neanche due mesi dopo, il dietro le quinte di un rito tutto milanese racconta un altro film. Ambrogini d'oro. È tradizione che il Comune di Milano assegni nel giorno di Sant'Ambrogio la Medaglia d'oro a personalità o associazioni simbolo della città. A settembre si raccolgono le candidature, a novembre i capigruppo di partito si chiudono in una riunione fiume e per arrivare alla rosa dei premiati scatta una trattativa da mercato. Per l'edizione 2012, si è tenuta lunedì, dalle 21 alle tre di notte. I nodi erano chiari dal principio: Sallusti proposto dal Pdl come «simbolo della battaglia per la libertà di opinione» e l'ex leader del Pci Armando Cossutta. Legati a filo doppio, i patti sono chiari in partenza, senza il primo non ha il via libera il secondo. Ma a sorpresa, nel pomeriggio la capogruppo del Pd Carmela Rozza dichiara un'apertura sull'Ambrogino al direttore del Giornale, «dipenderà dalla motivazione». Le agenzie di stampa battono la notizia. E si scatena un'altra una levata di scudi. Anti-Sallusti. Quando il caso viene affrontato a porte chiuse, sono le 23. La Rozza riferisce ai colleghi del centrodestra che nelle ore precedenti è stata subissata di telefonate. Parlamentari, che esprimevano il mal di pancia anche per conto della Federazione della stampa, tantissimi giornalisti di testate e tv, anche di area centrodestra. Costretta a tornare sulla chiusura totale, alla fine ritira anche il nome di Cossutta. L'esclusione di Sallusti, tuona il parlamentare del Pdl Riccardo De Corato, «è del tutto ingiustificata» e «dispiace che sia dovuta anche alle pressioni giunte al capogruppo del Pd, come ci ha raccontato, dallo stesso mondo del giornalismo». Era favorevole l'Idv, niet da Sel e dalla maggior parte del Pd milanese.
Il coordinatore cittadino del Pdl Giulio Gallera è «molto dispiaciuto e arrabbiato» e «come al solito - attacca -la maggioranza diserta una battaglia per dei valori, come la libertà di stampa, in ragione di una supposta appartenenza politica. Anche questa volta la sinistra dimostra di difendere i diritti e la libertà solo a parole. Siccome Sallusti è di centrodestra, la battaglia per la libertà di opinione non si fa. Lo riteniamo un fatto gravissimo, ne dobbiamo prendere atto ma esprimiamo tutta la nostra contrarietà». E deluso è il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, che è anche giornalista. E ribadisce che «in riunione sono stati tirati per la giacchetta l'Ordine e la Federazione della stampa, ma non credo si possano essere posti contro un collega».
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