Il prezzo dei montiani: garanzie sull'Europa e continuità con i Prof

Il coordinatore Olivero: "Disposti a contribuire ma nulla è scontato. Dialogo col centrodestra, no a governicchi per tirare a campare"

Il prezzo dei montiani: garanzie sull'Europa e continuità con i Prof

Roma - Nessuna pregiudiziale ma neppure un appoggio scontato al governo Bersani. Se volete il nostro appoggio diteci con chiarezza se avremo voce sul programma, se ci sarà un solido ancoraggio «europeista» e garanzie di continuità con il governo uscente, a partire dal rispetto degli impegni presi sul fiscal compact.
I montiani provano ad alzare la posta, a rivendicare un ruolo, a stilare la lista delle condizioni irrinunciabili, a far pesare il più possibile quei 21 senatori su cui possono contare a Palazzo Madama. Senatori che tutti mettono già in conto a Pier Luigi Bersani ma che Scelta Civica non vuole concedere a prezzo di saldo. D'altra parte, spiegano, dopo esserci presentati alle urne nel nome dell'ortodossia del rigore e della serietà dell'Agenda Monti non possiamo certo sottoscrivere un programma di allentamento della disciplina dei conti pubblici.
La parola d'ordine tra i montiani è: «Nessuna preclusione». «Ma dire che non c'è alcun pregiudizio verso Bersani non significa veicolare il messaggio che tutti i problemi sono risolti», spiega Mario Mauro. «Bisogna entrare nel merito. Se per rigore il Pd intende: alziamo le tasse per poter aumentare la spesa noi non ci stiamo. Così come sul tema del mercato del lavoro e della giustizia le nostre posizioni non sono facilmente conciliabili con quelle del Pd».
Dalle parti di Scelta Civica l'auspicio è quello di far scendere la conflittualità politica, far decantare le contrapposizioni post-elettorali e preparare il terreno per una collaborazione ampia che coinvolga anche il Pdl. Un allargamento dello spettro che, nelle intenzioni, potrebbe essere realizzato anche «di sponda», ovvero attraverso la creazione di uno spazio di compensazione parallela: una Bicamerale che costringa gli eterni rivali a parlarsi e a trattare. Soltanto in questo modo, ragionano, potrebbe diventare possibile «che nasca un governo anche di minoranza: magari con la Lega, con il via libera di Berlusconi, o magari con il numero giusto di senatori pidiellini pronti a uscire dall'Aula al momento della fiducia». Oppure puntando sul sostegno del neonato gruppo Grandi autonomie e libertà che al Senato ha messo insieme 10 senatori dell'Mpa, del Pdl e della Lega. Ma se ci si illude che questo patchwork improbabile possa durare, si sbagliano i conti. «Noi siamo disponibili a offrire un contributo alla prospettiva di governo, ma non a vivere alla giornata con un esecutivo che si deve guadagnare la fiducia giorno per giorno» e quindi non «se si vuole fare un governicchio giusto per tirare a campare» spiega il coordinatore Andrea Olivero.
Sullo sfondo, la speranza dei montiani è che Bersani scenda a più miti consigli e decida di mettere sul tavolo qualcosa di concreto. «Vedremo se il Pd avrà l'intelligenza di dialogare anche con il Pdl per la scelta del nuovo Capo dello Stato», auspica un centrista.

Per il momento si pensa al confronto con il premier incaricato, a come blindare le priorità programmatiche e rilanciare una immagine messa a dura prova dall'insuccesso elettorale e dai successivi dissidi interni. La speranza, insomma, è che, attraverso una nuova avventura governativa, si possa operare la rigenerazione di un partito nato su fondamenta fragili e ora costretto a una difficile convivenza da separati in casa.

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