Roma - Primarie a tutti i livelli, operazione pulizia e agenda Monti. Ecco i tre ingredienti forti del menu di Alfano per lanciare l'operazione «salviamo il Pdl». Un Pdl che gli ultimi sondaggi danno al 17%. Meno di Grillo (17,7%), molto indietro al Pd (28,2%), mentre l'Udc è ferma al 6%. Il piano di Alfano partirà un minuto dopo l'esito delle elezioni siciliane: se vince Musumeci, Alfano sarà più forte; se perde, le mosse del segretario potrebbero essere più drastiche. In ogni caso, in queste ore, Alfano prepara la sua zampata, già annunciata con il suo «non starò fermo». Ma le carte le metterà sul tavolo tra una settimana. Nell'attesa esclude qualsiasi ruggine con il Cav: «Tra noi fiducia reciproca»; stringe liaison con Casini: «Non facciamo un problema di alleanze ma siamo impegnati in un'opera di ricostruzione del centrodestra». Nel frattempo si consulta con gli uomini a lui più vicini. Se non un vero e proprio direttorio, poco ci manca. Meglio definirlo un gruppo di saggi, fidatissimi, che con lui lavora in piena sintonia. Sono loro che stabiliranno le regole per rinnovare il Pdl, senza buttarlo a mare. Revisionarlo, non rottamarlo.
Sei gli uomini a lui più vicini: Frattini, il grande pontiere con l'Udc; Fitto, abile uomo macchina e profondo conoscitore della Puglia e del Sud; Lupi, giovane cattolico ed espressione del Nord; Mario Mauro, punta di diamante in Europa; Quagliariello, uomo di peso dal punto di vista politico e culturale; Meloni, volto giovane e anima della destra. Attraverso questi sei, presto usciranno i princìpi cardine secondo cui rivoluzionare il partito. Chi deciderà chi farà parte del Pdl di domani? Risposta: le regole. E qui arrivano i nodi. Per i giurassici, ossia i tanti in Parlamento da decenni, si stabilirà un numero massimo di mandati. Una prima scrematura che dovrebbe lasciare a casa i vecchi notabili e lanciare volti nuovi.
Il secondo nodo riguarda l'operazione pulizia. Troppi esponenti del Pdl, in passato, sono stati «chiacchierati». Ma come fare per non buttare alle ortiche il tradizionale garantismo pidiellino? Si studia se escludere dalla prossima corsa gli indagati o soltanto gli imputati. Un'altra bella scrematura potrebbe arrivare da qui. Altro criterio cardine, valido se la legge elettorale resterà quella vigente: primarie a tutti i livelli, non solo per individuare il candidato premier. In questo modo il listino bloccato non sarà il rifugio dei catapultati ma sarà frutto di una scrematura democratica: chi ha i voti passa, chi non li ha a casa. Un criterio, questo, che fa felice il cosiddetto «Movimento dei sindaci». Tutta gente giovane, pulita, che sul territorio macina consensi su cui Alfano punta molto. Senza dubbio avranno più peso nel partito alfaniano i sindaci di Pavia, Alessandro Cattaneo; quello di Ascoli, Guido Castelli (ex An); il sindaco di Lecce, Paolo Perrone (bocconiano e figlio d'arte); Luigi Albore Mascia, primo cittadino di Pescara; Umberto Di Primio, sindaco di Chieti; Maurizio Brucchi (Teramo); Nicola Ottaviani (Frosinone); Roberto Visentin (Siracusa); Oreste Perri (Cremona) e Marco Zacchera (Verbania). Accanto a questi, i bookmakers di palazzo danno in ascesa i giovani già parlamentari che però hanno seguito sul territorio, oltre a Giorgia Meloni: Beatrice Lorenzin, 41 anni, ex coordinatrice regionale dei giovani di Fi; Nunzia De Girolamo, 37 anni, forte nel beneventano; Enrico Costa, 43 anni, cuneese e figlio d'arte; Simone Baldelli, 40 anni, ex coordinatore dei giovani di Fi.
Ma poi ci sarà un altro criterio di scrematura. Un fattore tutto politico grazie al quale Alfano confida in una sorta di autoesclusione: l'agenda Monti. A breve arriveranno i paletti in materia di politica economica e internazionale.
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