Procura all’assalto di Ponzellini: «Mazzette per concedere prestiti»

Procura all’assalto di Ponzellini: «Mazzette per concedere prestiti»

Milano«La sua carriera di manager, interamente sviluppatasi negli enti sottoposti alle nomine dirette o indirette del potere politico, lo ha reso incline a assecondare i dettami di settori di quest’ultimo piuttosto che le regole di mercato. Ponzellini si muove nel contesto di consorterie con le quali ha stretta familiarità. Perciò egli valorizza i legami personali anziché i doveri di amministratore». È il passaggio che riassume tutta l’ordinanza che da ieri ha fatto finire agli arresti domiciliari (e gli è andata bene: la Procura voleva spedirlo in carcere) Massimo Ponzellini, ex numero uno della Banca Popolare di Milano, oggi presidente di Impregilo.
Ponzellini è accusato di essersi arricchito - nonostante gli emolumenti ufficiali fossero già di per sé confortevoli - incassando stecche per 5,7 milioni di euro dalle aziende cui faceva ottenere da Bpm finanziamenti che regole e buon senso avrebbero sconsigliato. È accusato di avere impiantato dentro la banca milanese un potere parallelo, una associazione per delinquere capitanata da lui medesimo e dal suo enigmatico braccio destro, un giovanotto pugliese di 38 anni senza arte né parte che si chiama Antonio Cannalire, che si piazza all’ombra di Ponzellini e inizia a trattare i manager come pezze da piedi: «Mi sono rotto il cazzo, la motivazione se ti fanno licenziare è che mi sono rotto i coglioni di te», lo intercettano un giorno.
La banda Ponzellini-Cannalire, secondo la ricostruzione della Procura di Milano, prospera all’ombra del potere politico. Il referente numero uno, accusato oggi di far parte dell associazione a delinquere, è Marco Milanese, ex ufficiale della Finanza, oggi deputato Pdl e già sottosegretario all’Economia con Giulio Tremonti. È Milanese (secondo i pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici) che mette in contatto Ponzellini con l’uomo intorno a cui ruota adesso il capo d’accusa più grave. Francesco Corallo è figlio di un malavitoso siciliano, lui stesso è stato indagato e poi archiviato per droga, risulta residente ai Caraibi ma ha una bella casa a Roma in piazza di Spagna. Corallo è il capo di Atlantis, società specializzata in gioco d’azzardo legale, macchine da videopoker, eccetera, che nonostante abbia una sede off-shore viene autorizzata dallo Stato a gestire le macchinette. Dalla Bpm di Ponzellini vengono erogati - contro il parere della Banca d’Italia e di buona parte del consiglio - 150 milioni di euro ad Atlantis: Corallo si sdebita firmando un contato di consulenza che porterà nelle casse di Ponzellini 900mila euro sull’unghia, e uno stipendio da 100mila sterline al mese per tre anni.
Ma Milanese è - secondo la Procura - soprattutto l’uomo di governo che, approfittando del terremoto in Abruzzo, infila di soppiatto nel decreto sulla ricostruzione il «comma L» che spiana la strada alle Vlt, video lottery terminal, le slot machine di ultima generazione che Corallo acquisterà con i soldi di Bpm. Secondo la Procura, il testo della legge è stato scritto direttamente da Guido Marino dello studio Mag, ovvero il consulente di Corallo. «Non ho mai ricevuto nessuna utilità da Francesco Corallo sotto nessuna forma», dichiara ieri Milanese.
Nomi di altri politici del centrodestra compaiono nelle carte: c’è chi, come Daniela Santanchè, preme per un finanziamento per la sua azienda, e chi come Paolo Romani insiste per un fido a Ilaria Sbressa, piccola imprenditrice televisiva («nulla di riprovevole», dice Romani in serata); viene citato anche Ignazio La Russa per una pratica della Quintogest; anche Paolo Berlusconi, editore del Giornale, chiede un affidamento di Bpm. Episodi che per i pm non sono reati. Ma poi ci sono le aziende che i finanziamenti della Popolare li ottengono con lo stesso metodo di Corallo, cioè pagando sottobanco Ponzellini: la Sisal, la Prc, la Enegreed (gruppo Gavio) e i francesi di Capgemini. E qui scatta l’accusa di corruzione. Singolare il metodo per camuffare i pagamenti a favore della Gm762, la società della figlia di Ponzellini: pubblicità fittizie su Il Carabiniere, la rivista dell’Arma benemerita.
Mentre a Ponzellini e Cannalire concede gli arresti domiciliari, il giudice ordina l’arresto di Corallo. Ma quando la Guardia di finanza arriva in piazza di Spagna del businessman non c’è traccia.

Nel pomeriggio si fa vivo da chissà dove attraverso il suo legale: dice di essere «assolutamente estraneo» ai fatti che gli vengono contestati, parla di «calunnie» che hanno lo scopo di togliere dal mercato la sua società. E nega di avere mai pagato né Ponzellini né Milanese.

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