Le Procure di tutta Italia hanno ordinato 488 perquisizioni negli uffici Fininvest

Un assalto giudiziario iniziato nel 1994, con l'avviso di garanzia notificato durante il vertice Onu di Napoli, e che non accenna a fermarsi. La condanna di ieri per la frode fiscale relativa ai dritti tv costituisce una delle poche condanne inflitte in primo grado al fondatore della Fininvest, e tutte le condanne che l'hanno preceduta sono state dichiarate cancellate nei gradi successivi. Ma per arrivare a questo striminzito risultato la magistratura italiana ha dato vita ad una macchina investigativa e giudiziaria senza precedenti, che ha monopolizzato per quasi un ventennio l'attività di interi uffici. Nel mirino, insieme al Cavaliere, sono finiti suoi congiunti, collaboratori, dipendenti.
I numeri ricostruiti dai difensori di Berlusconi fanno impressione. Complessivamente sono stati attivati 108 procedimenti penali a strutture collegate al gruppo Fininvest o a Mediaset, che hanno coinvolto 112 tra manager, dipendenti e collaboratori. Per fare fronte a questa offensiva il gruppo del Biscione ha dovuto mettere in campo una diga difensiva mastodontica, fatta di 133 avvocati e sessantanove consulenti, che sono stati impegnati in 2.666 udienze. Di queste udienze, la bellezza di 829 riguardavano personalmente Silvio Berlusconi. Costo della macchina difensiva: quattrocento milioni di euro.
Ma mentre udienze e inchieste che coinvolgevano direttamente il Cavaliere hanno ricevuto l'attenzione dei mass media, spesso sotto silenzio o quasi è passato il lavorìo ai fianchi a carico dei suoi collaboratori. Le Procure di tutta Italia hanno chiesto 35 misure cautelari, mandati di cattura compresi, contro uomini della Fininvest. In tredici casi, le stesse Procure che avevano chiesto di spedire in cella i dipendenti del Biscione non sono neanche riuscite a ottenere il loro rinvio a giudizio. E quando non arrestavano i suoi dipendenti, le forze di polizia agli ordini delle Procure facevano irruzione negli uffici del gruppo, che dal 1994 sono stati perquisiti 488 volte. Il numero totale di documenti interni del gruppo sequestrati o comunque acquisiti nei vari processi raggiunge la bella cifra di due milioni. Messi uno accanto all'altro, coprirebbero più della strada tra Milano e Roma.
Tutto questo daffare ha prodotto risultati a dir poco scarsi. Sono state archiviate o prosciolte 118 posizioni, mentre 81 dipendenti del gruppo sono stati assolti con formula piena. E degli assolti a ripetizione fa parte direttamente Silvio Berlusconi, che ha visto la sua innocenza riconosciuta a ripetizione. Tra i casi più eclatanti quello del Lodo Mondadori, o delle indagini per mafia della Procura di Palermo; ma anche le accuse di corruzione della Guardia di finanza, quelle contenute nel famigerato avviso di garanzia del 1994, e che vennero dichiarate totalmente infondate da una sentenza della Cassazione. Ma la sequela di insuccessi non ha tolto la spina all'attivismo dei pm.

A Milano sono in corso contro Berlusconi altri due procedimenti (uno è quello per i rapporti con «Ruby Rubacuori», l'altro vede indagato il Cavaliere per lo scoop del Giornale sulla telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte sulla scalata Unipol). E intorno a lui scavano sottotraccia i pm di Bari e Napoli.

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