Prodi ancora sotto quorum, pressing per ritiro di Rodotà: M5S non molla

Pressing del Pd sui grillini per votare Prodi: in cambio pronti a offrire posti nel governo. Ma il M5S non vuol sentire ragioni: "Votate Rodotà, si aprono praterie per l'esecutivo"

Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle
Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle continua a ripetere che andrà avanti a votare per Stefano Rodotà come nuovo presidente della Repubblica. Lo ripetono come un mantra i deputati grillini riuniti in Transatlantico. La decisione di Pier Luigi Bersani di far convergere i voti del Pd su Romano Prodi non avrebbero scalfitto i Cinque Stelle. "Se il Pd voterà Rodotà per il Colle - fanno sapere - si apriranno praterie per il governo". Per il momento una cosa è certa: né il Professore né il giurista hanno i numeri "giusti" per raggiungere il Quirinale. Insomma, quello che si profila è ancora lo stallo politico.

Ore frenetiche a Montecitorio dopo la formalizzazione da parte del Pd, con convergenza di Sel, sulla candidatura di Prodi al Quirinale a partire dalla quarta votazione di oggi pomeriggio, quando il quorum per l’elezione scende a 504 voti. Questa mattina i capigruppo di Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi e Vito Crimi sono andati a trovare il giurista nella sua casa di Roma. "Siamo qui per salutarlo. Farsi da parte per Prodi? Prima ci sono anche altri nomi...", hanno risposto a chi gli chiedeva la ragione della visita. Lombardi e Crimi hanno anche trovato anche il tempo per scherzare con i giornalisti: "Gli proporremo la candidatura di D’Alema...". Qualche minuto prima, Rodotà aveva risposto al citofono ai cronisti che gli chiedevano se intendesse rinunciare alla candidatura o andare avanti anche nella quarta votazione per il Quirinale, ma aveva fatto sapere di non essere intenzionato a fare alcun commento.

Almeno per il momento, Prodi non sembra avere i numeri per raggiungere il quorum. I montiani hanno già fatto sapere che voteranno Annamaria Cancellieri sul cui nome dovrebbe convergere il Pdl e, forse, la Lega. Insomma, democratici e Sel da soli non bastano. Anche nell’ipotesi di voto compatto di tutti i loro grandi elettori, si fermerebbero a quota 472. Mentre, se a loro si aggiungessero i voti di tutti i parlamentari del centrosinistra, si arriverebbe a quota 500. A dare la certezza dell’elezione a Prodi, dunque, al momento possono essere solo i Cinque Stelle che contano 163 elettori. Tanto più che non mancano affatto incertezza e indecisioni nel centrosinistra, anche nella componente ex Popolare indispettita per la gestione dell'elezione del nuovo inquilino del Colle e il conseguente flop della candidatura di Franco Marini. Malumori che non vengono nascosti dalla corrente dalemiana per la mancata valutazione della candidatura dell’ex segretario Ds.

La patata bollente è nelle mani del Movimento 5 Stelleche ha deciso di insistere sul nome di Rodotà. "Nessuno si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro - ha spiegato lo stesso Beppe Grillo - il nostro presidente è Rodotà". Ma è direttamente sul giurista che, secondo fonti parlamentari del centrosinistra, si eserciterebbe il pressing "filo Prodi" da parte del Pd. Per un suo ritiro in tempo utile per aprire la riflessione dei grillini sul nome di Prodi che pure era entrato nella top delle Quirinarie. Un pressing che avrebbe come punto di forza anche la partita dell'esecutivo.

Immaginandosi per Rodotà un incarico da premier di governo del presidente mandato dal neo capo dello Stato Prodi a chiedere i voti a tutto il parlamento su un programma sostenibile per i Cinque stelle. L'offerta sottobanco non piace ai grillini che tengono botta e fanno la loro controproposta: "Se il Pd voterà Rodotà per il Colle, si apriranno praterie per il governo".

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