RomaL'Italia è in uno «stato di guerra». E l'esercito nemico da combattere è quello degli evasori fiscali, che con i loro comportamenti mettono il Paese in una luce pessima davanti agli occhi del resto del mondo, e soprattutto del nucleo virtuoso d'Europa, e contribuiscono a renderci un partner poco credibile e ancor meno affidabile.
Ci va giù duro, Mario Monti, in un'intervista di mezzo agosto al settimanale vicino a Cl Tempi, concessa anche per celebrare il ruolo da protagonista che il premier avrà al prossimo Meeting di Rimini. Il giorno dopo la secca smentita sull'intenzione del governo di alleggerire il carico fiscale sugli italiani (un'esigenza «sacrosanta», ma per il momento improponibile), Monti mette nel mirino chi quel carico se lo riduce per conto proprio, infrangendo la legge. «L'evasione fiscale produce un grosso danno nella percezione del Paese all'estero», dice il presidente del Consiglio a Tempi. «Io penso che l'Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e che si trova da questo punto di vista in uno stato di guerra».
Insomma, secondo Monti, al centro della questione c'è proprio la reputazione internazionale del Paese, perché «la notorietà del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell'Italia quei Paesi dai quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria». Il riferimento, ovviamente, è al Nord Europa, che proprio a causa della massa di ricchezza nascosta al Fisco storcono il naso davanti alle nostre richieste di cooperazione Ue: «Dicono: l'Italia è un Paese molto ricco, però lo Stato ha un fortissimo debito pubblico che magari richiederà domani di aiutarla a rinnovare; eppure ci sono italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse». La convinzione del premier è che ci voglia una lotta decisa contro gli evasori, degna dello «stato di guerra» evocato. Una lotta che può anche «comportare la necessità di momenti di visibilità che possono essere antipatici. Ma che hanno un forte effetto preventivo nei confronti degli altri cittadini»: il riferimento ai blitz delle Fiamme Gialle nelle località di villeggiatura più famose è voluto.
Non a caso uno dei primi a replicargli, lamentando il «clamore mediatico» delle nuove ondate di «ossessivi» controlli fiscali è il sindaco di Cortina Andrea Franceschi. Inveisce anche Antonio Di Pietro, accusando il governo di aver finora «dichiarato guerra solo alle fasce deboli», mentre sull'evasione fiscale ci sono state «più parole che fatti». L'ex ministro Renato Brunetta avverte che il taglio delle tasse è un punto «dirimente» per il Pdl, e senza risposte rapide «rifletteremo seriamente se continuare ad appoggiare il governo». Mentre il capogruppo Fabrizio Cicchitto denuncia un «terrorismo economico» da Pd e Sel, che cercano di «forzare la mano al premier» per introdurre la patrimoniale. Monti non replica alle critiche e preferisce lasciar parlare i fatti.
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