"Prostitute e operai, i nuovi schiavi"

Una piaga antica e non ancora debellata nel mondo. Tema caro a Francesco anche quand'era in Argentina

"Prostitute e operai, i nuovi schiavi"

Un altro gesto simbolico di Papa Francesco: ieri pomeriggio ha visitato gli scavi archeologici della necropoli che si trova sotto la basilica vaticana per pregare sulla tomba di San Pietro. Jorge Mario Bergoglio aveva già sostato in preghiera nelle grotte vaticane prima della messa di inizio pontificato, il 19 marzo, scendendo gli scalini davanti all'altare della Confessione. Ieri invece si è fatto accompagnare dall'arciprete della basilica, cardinale Angelo Comastri, fino al punto in cui secondo gli archeologi si trovano proprio le ossa dell'apostolo. È un atto di omaggio al primo vescovo di Roma che vale un ritorno alle origini del pontificato.

La visita ha chiuso le celebrazioni pasquali del Papa iniziate la mattina del Giovedì santo con la messa del crisma. Nella veglia di Pasqua e nel messaggio per la benedizione «Urbi et orbi» (cioè alla città di Roma e al mondo) Bergoglio si è immedesimato nella reazione delle donne e degli apostoli che videro il sepolcro vuoto. «Erano pieni di domande. Non capita forse anche a noi quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, abbiamo paura delle sorprese di Dio». La risurrezione è «un avvenimento, un fatto che cambia veramente la vita, nulla rimane più come prima nella storia dell'umanità».

Il giorno di Pasqua, dopo la messa (senza omelia), Bergoglio ha fatto un lungo giro sulla papamobile nella piazza gremita fermandosi tra la gente: mentre abbracciava un ragazzo disabile si è commosso lui stesso. Nel saluto prima della benedizione (senza i tradizionali auguri in decine di lingue) Papa Francesco ha riproposto parole già dette in questo inizio di pontificato: «Gesù è risorto, c'è la speranza per te, ha vinto la misericordia, sempre vince la misericordia di Dio! Dio è vita, solo vita, e la sua gloria siamo noi: l'uomo vivente. Lasciamoci amare da Gesù e diventiamo strumenti di questa misericordia». Il Papa ha chiesto pace per tante regioni insanguinate del mondo: Medio Oriente, Iraq, Siria, l'Africa teatro di numerosi conflitti, la Corea.

Francesco ha anche richiamato tante emergenze sociali, dal traffico di droga allo «sfruttamento iniquo delle risorse naturali» fino a un tema che gli stava particolarmente a cuore già a Buenos Aires: la tratta di persone. «È la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo», ha ripetuto due volte. In Argentina il cardinale Bergoglio era molto vicino ai «nuovi schiavi»: operai sfruttati in fabbriche e attività produttive clandestine, braccianti abusivi, prostitute, immigrati irregolari, minori costretti a lavorare.

Ogni anno celebrava una messa per «i fratelli vittime di tratta e traffico di persone» nella Plaza Constitución di Buenos Aires, una grande spianata di fronte alla maggiore stazione ferroviaria cittadina dove ogni giorno passano centinaia di migliaia di persone. Bergoglio era anche molto vicino alla Fondazione Alameda, una ong nata nel pieno della crisi finanziaria argentina del 2001.

Grazie all'attenzione sollevata dai frequenti interventi dell'arcivescovo, il governo di Buenos Aires alla fine del 2012 ha inasprito le pene per i «mercanti di uomini».

«Pace a tutto il mondo», ha detto il Papa a mezzogiorno del giorno di Pasqua, «ancora così diviso dall'avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall'egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo».

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