La Protezione Civile: dopo la sentenza rischio paralisi

"Porta alla paralisi delle attività di previsione e prevenzione, poichè è facile immaginare l’impatto di questa vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile"

La condanna dei membri della commissione Grandi rischi ha paralizzato, di fatto, le attività di previsione e prevenzione. "La prima conseguenza - afferma il Dipartimento della Protezione civile - riguarda le dimissioni formalmente presentate al Presidente del Consiglio dei Ministri da parte dei componenti della Commissione nominata il 23 dicembre 2011, oltre a quelle del Professor Mauro Dolce, direttore dell’Ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento. La seconda porta alla paralisi delle attività di previsione e prevenzione, poichè è facile immaginare l’impatto di questa vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile. In terzo luogo non si può dimenticare quanti siano i temi, drammaticamente attuali, su cui il Dipartimento della Protezione Civile rischia di perdere interlocutori essenziali: ad esempio lo sciame sismico in corso da quasi due anni nell’area del Pollino, o gli scenari di riferimento per l’aggiornamento dei piani nazionali di emergenza per i vulcani napoletani".

"Se apparentemente la sentenza sembra interessare solo il mondo scientifico - prosegue la Protezione civile - è bene ricordare, infine, che tocca invece pesantemente altre realtà e professionalità cardine del Servizio Nazionale della Protezione Civile: a partire dalle centinaia di tecnici dei Centri Funzionali e dei Centri di competenza che ogni giorno si occupano di monitorare, sorvegliare e valutare i fenomeni naturali al fine dell’allertamento delle amministrazioni e delle strutture operative; ma anche i moltissimi professionisti dei numerosi Ordini che gratuitamente e volontariamente mettono a disposizione il proprio tempo e la propria esperienza in emergenza. Ultimo esempio, in tal senso, è stato il lavoro svolto nella fase post-sisma in Emilia, dove hanno contribuito allo svolgimento di decine di migliaia di verifiche di agibilità degli edifici danneggiati".

"A fronte di questo quadro, ferme restando le responsabilità per le quali ognuno è chiamato a rispondere, il Dipartimento della Protezione Civile, pur garantendo di svolgere al meglio i propri compiti, auspica che le Istituzioni del Paese trovino il modo per restituire serenità ed efficienza all’intero Sistema nello svolgimento delle proprie attività".

Zamberletti: responsabilità decisioni è politica

"La responsabilità delle decisioni é politica - dice l'ormai ex presidente emerito della Commissione Grandi rischi (si è dimesso oggi) Giuseppe Zamberletti in un'intervista a Radio Radicale -. Queste sono decisioni che deve prendere chi ha la responsabilità politica. Era la protezione civile che doveva prendere delle decisioni". Poi ha sottolineato che "ci sono stati degli errori di comunicazione o comunque una interpretazione dei fatti lontani dalle cautele che i quattro membri della commissione grandi rischi avevano messo in evidenza". "Non mi sono dimesso in polemica con la magistratura - Mi sono dimesso per una preoccupazione sulla tutela della libertà della comunità scientifica che non deve sentirsi vincolata dal pericolo di un giudizio di merito, salvo i casi di leggerezza o malafede. Abbiamo dato le dimissioni per invitare governo e Parlamento a dare una garanzia legislativa alla comunità scientifica". Zamberletti ricorda che non partecipò alla riunione dell'Aquila, "però avevo sconsigliato a Bertolaso, che mi aveva telefonato, di riunire la commissione a l'Aquila, perché in quei giorni era nata un polemica tra la comunità scientifica ufficiale ed il ricercatore Giuliani e per questo temevo che l'incontro sarebbe stato travisato. Avevo suggerito di tenere la riunione a Roma. E' stato un errore convocare all'Aquila quella riunione perché è stata interpretata come una visita che si sarebbe conclusa con un rapporto alla popolazione".

Quanto al famoso verbale della Commissione, "io non lo prendo in considerazione - dice Zamberletti - perché i verbali o si fanno seduta stante o non si fanno, non si possono fare dopo la scossa del 6 aprile. Lo stesso Boschi si rendeva conto del nessun significato di un verbale redatto dopo la scossa del 6 aprile".

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