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Pure Monti fa il grillino «Governo maledetto ma più amato dei partiti»

RomaMonti è irritato per le critiche che gli piovono addosso da tutte le parti e fa sempre più fatica a mordersi la lingua. Risponde. Risponde a modo suo a tutti quelli che lo mettono nel mirino e parla quasi come fosse, pure lui, in campagna elettorale. Ce l'ha con i partiti ma non solo. Accusa perfino gli economisti della Bocconi che, non certo di destra, hanno bocciato le sue politiche. Ma poi cerca, e trova, l'appoggio dal suo più grande sponsor: Napolitano. Tornato in Italia dopo il summit bilaterale con il premier spagnolo Rajoy, il premier si presenta in mattinata al World Economic Forum, a villa Madama. Ammette che la politica economica del suo governo ha affondato le unghie nella carne viva del Paese ma si difende con i denti: «Abbiamo fatto cose molto sgradevoli e spiacevoli, sia per chi le ha subite che per chi le ha fatte», concede ai suo detrattori. Ma poi contrattacca. Ce l'ha con i continui veti incrociati che piovono un po' dappertutto: una volta dal Pd e una volta dal Pdl. Quindi avvisa tutti, anche se il messaggio è diretto principalmente ai berlusconiani: «La percezione del popolo di questo maledetto governo non è rosea, ma il livello di gradimento è molto più elevato di quello dei partiti». Stizza. Io sarò anche malvisto in larga parte del Paese, ma lezioni da voi non ne piglio, è il senso del suo ragionamento. Poi, in modo un po' paternalistico, lancia un messaggio a chi verrà dopo di lui, forse anche a se stesso se dopo le elezioni l'esito - come prevedibile - porterà a una situazione di ingovernabilità totale e quindi a un Monti bis: «Messaggio importante per i politici che governeranno il Paese: non crediate di non poter far riforme giuste perché poi perderete il consenso». Tradotto: le cose che faccio io sono sacrosante e sto solo mettendo una pezza agli errori fatti da voi nel passato, alla spasmodica ricerca del consenso. E io ho più consenso di voi pur approvando norme da lacrime e sangue.
Ma c'è un altro sassolino che Monti vuole togliersi dalle scarpe. Ed è la critica che gli è piombata addosso da Tito Boeri: bocconiano, economista, amico del Professore, collaboratore del quotidiano la Repubblica. E proprio perché considerato amico, le sue critiche hanno fatto molto male a Monti. Che infatti lo distrugge: «Tito Boeri è un caro amico, uno degli economisti tra i più riconosciuti giustamente ma penso non abbia assolutamente capito nulla sul processo delle riforme economiche avviato dal governo - graffia - Non solo non ama le singole parti delle riforme che stiamo affrontando ma abbiamo notato che non ha capito come il messaggio principale dopo un anno di governo non è quello di dire “quanto siamo stati bravi” ma che abbiamo fatto cose spiacevoli non solo per chi ha dovuto subirle ma anche per chi ha dovuto attuarle».
Cosa aveva detto Boeri per meritarsi tanta rabbia? Innanzitutto, su twitter, aveva pregato la Fornero di essere meno «schizzinosa»; poi aveva rivelato che lo sgravio Irpef vale solo 13 euro l'anno e il risparmio misero se lo sarebbe mangiato l'aumento dell'Iva; ma soprattutto aveva dimostrato che la legge di stabilità in realtà non è a costo zero ma comporta per i conti pubblici un aggravio di 1 miliardo e 412 milioni. Apriti cielo. Monti prima ironizza sul veicolo utilizzato da Boeri: «twitter, illustre rivista economica», dice con sarcasmo. Poi toglie la pelle all'amico: «Non ha capito niente».
Caustico. Sintomo di un nervosismo forse attenuato in serata, in seguito a un incontro con il presidente della Repubblica Napolitano. Il quale ha avuto modo di parlare anche con il presidente del Senato, Schifani e con l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

Due super colombe pidielline che verosimilmente avranno cercato di tranquillizzare sia il Colle sia il premier sulle reali intenzioni del Cavaliere. Il quale, come detto a villa Gernetto, resta critico, criticissimo nei confronti di palazzo Chigi. Ma forse non così tanto da togliere la spina al governo.

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