Altro che anti-casta: ecco l'ultimo favore di Fico ai deputati

A fronte del taglio dei parlamentari non c'è stata la tanto sbandierata riduzione della spesa. Le "manine" dei grillini, quando Fico era presidente della Camera, hanno tradito le promesse

Altro che anti-casta: ecco l'ultimo favore di Fico ai deputati

L'epoca dei privilegi era giunta al capolinea, la lotta alla casta era una solida realtà e il taglio dei costi della politica si era avverato. Poi il Movimento 5 Stelle ha aperto gli occhi e ha preso coscienza di essersi risvegliato da un sogno. Le promesse urlate a squarciagola contro la solita politica e i vecchi partiti stonano con l'attuale stato delle cose: a fronte del taglio dei parlamentari (storico cavallo di battaglia dei grillini) non c'è stato il tanto sbandierato taglio della spesa. Colpa dei soliti volponi? No, ci sono anche le manine proprio dei 5S.

Le spese alla Camera

Gli italiani hanno approvato il referendum sulla riduzione del numero di deputati e senatori. Il Movimento aveva portato avanti la solita retorica secondo cui meno seggi avrebbero significato meno soldi per le forze politiche. In fin dei conti il taglio si sarebbe dovuto tradurre in una riduzione dei finanziamenti. Ma è davvero così? Ad esempio alla Camera si contano 230 deputati in meno, eppure dal Bilancio deliberato dall'Ufficio di presidenza di Montecitorio emerge una situazione tutt'altro che coerente con gli impegni presi dai grillini.

Lo ha fatto notare Francesco Verderami sulle colonne del Corriere della Sera. In effetti nel progetto di Bilancio per l'anno finanziario 2022 emerge che nel Bilancio triennale 2022-2024 la dotazione annuale resta di 943.160.000 euro. È vero che le indennità dei deputati passano da 81.305.000 del 2022 a 52.495.000 del 2024, ma al tempo stesso il contributo ai gruppi parlamentari resta di 30.870.000 nel 2022, nel 2023 e nel 2024.

Il piano del M5S

Il progetto di Bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 è stato deliberato dall'Ufficio di presidenza nelle riunioni del 29 dicembre 2021 e del 13 luglio 2022. In quell'ultimo giorno tirava aria di crisi per il governo Draghi. C'è un altro piccolo dettaglio che non può sfuggire: il presidente di Montecitorio all'epoca era Roberto Fico. Per quale motivo il Movimento 5 Stelle non ha denunciato questi numeri? Perché i grillini hanno digerito, come se nulla fosse, i dati sopracitati? Questo non è da considerare un "tesoro" che la "casta" mantiene nonostante il taglio dei parlamentari?

A cosa servirà la dotazione per il gruppo M5S? Verderami ipotizza che sotto la voce di bilancio "personale" possano essere ascritti anche gli aventuali contratti di Paola Taverna e Vito Crimi. In questi giorni gira voce che i due ex parlamentari 5 Stelle, rimasti fuori dal palazzo, potrebbero rivestire il ruolo di collaboratori dei gruppi parlamentari. La Repubblica parla di un eventuale contratto di tutto rispetto, dal valore di circa "70mila euro l'anno".

Altro che lotta anti-casta: il corso del M5S si è confermato molto aleatorio, visto che le garanzie spifferate in campagna elettorale nel 2018 (e non solo) sono rimaste al vento.

Il taglio del numero dei parlamentari nella sostanza c'è stato, ma al momento non ha trovato molto spazio la riduzione dei costi della politica. Perché il contributo ai gruppi parlamentari resta di 30.870.000 euro? Sarebbe curioso sapere cosa ne pensa il presidente Giuseppe Conte, chiamato a giustificare l'ennesima piroetta pentastellata.

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