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Quasi 800 sindaci da eleggere e la sinistra sfilacciata arranca

Pd e 5 Stelle insieme solo in quattro capoluoghi di provincia Il Terzo polo da solo a Teramo e Latina, a Brindisi con la destra

Quasi 800 sindaci da eleggere e la sinistra sfilacciata arranca

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Nuovo appuntamento elettorale (è il terzo dall’inizio dell’anno). Gli elettori di quasi 800 Comuni sono chiamati alle urne per rinnovare i vertici politici delle amministrazioni. Solo il 43% di questi Comuni, però, supera i tremila abitanti. Per gli altri ci sarà un solo turno di votazione senza ballottaggi, come previsto dalla legge elettorale per i comuni sotto i 15mila. Una legge che stabilisce che viene eletto sindaco il candidato con più voti. Con la sola condizione che dentro le urne si sia raccolta almeno la metà più uno dei voti degli aventi diritto. L’unica ipotesi di ballottaggio è rappresentata dalla perfetta parità di voti dei due principali sfidanti. Nel caso in cui si presenti soltanto un candidato, vengono eletti sia il sindaco che i candidati consiglieri.

Tra i grandi Comuni dei quali verrà scelto il nuovo corso c’è un solo capoluogo di Regione (Ancona). Cui seguono altri 16 capoluoghi di provincia (Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso e Vicenza). In totale il voto interessa un decimo delle amministrazioni locali italiane e il 12% degli elettori, vale a dire 6 milioni di elettori.
Circa il 16% delle amministrazioni comunali chiamate a rinnovare i propri organi di rappresentanza si trova in Sicilia (dove si voterà, però, a fine mese). Sull’isola, infatti, si voterà in quasi la metà dei capoluoghi di provincia, per un totale di 128 comuni. Seguono la Lombardia (106), la Campania (84) e il Piemonte (72). Le zone in cui ci saranno invece meno comuni sono la Basilicata (14), il Molise (14), l’Umbria (7). Si voterà invece il 21 maggio nei territori autonomi del Trentino-Alto Adige (tre) e nell’unico Comune della Valle d’Aosta chiamato al rinnovo (Valtournanche).
Le alleanze locali non sempre ricalcano quelle nazionali.
Inoltre spesso sono le liste civiche a rappresentare il dato più importante. I capoluoghi chiamati al voto al momento possono essere divisi sommariamente in questo modo: otto capoluoghi sono al centrodestra (Imperia, Pisa, Ragusa, Siena, Sondrio, Terni, Treviso, Vicenza); il centrosinistra attualmente controlla Ancona, Brescia, Brindisi, Teramo, Trapani; mentre Siracusa è uscente il sindaco di Azione. Latina, Massa, Catania escono invece da una gestione commissariale.
Il centrodestra dovrebbe ripetere il successo ottenuto nelle elezioni regionali del Lazio, della Lombardia e del Friuli Venezia -Giulia. Un successo ottenuto anche alla mancata coesione del fronte di centro -sinistra. Sono, infatti, soltanto quattro i capoluoghi di provincia in cui il Partito democratico e il Movimento Cinquestelle sono riusciti a fare sintesi attorno a un candidato comune: Brindisi, Latina, Pisa e Teramo. Mentre il centrodestra corre diviso soltanto nel Comune di Massa. E proprio a Teramo e Latina il Terzo Polo corre da solo mentre a Brindisi offre un appoggio esterno al candidato del centrodestra. L’unico Comune dove il Terzo polo si è posto nel campo del centrosinistra è proprio l’unico capoluogo di Regione: Ancona.

PFB.

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