Cronache

Quegli insegnanti violenti tradiscono noi genitori

La scuola dev'essere un'appendice della famiglia. Chi non sa amare, o non sa "entrare nelle scarpe" dei nostri ragazzi, deve esserne escluso 

Quegli insegnanti violenti tradiscono noi genitori

Ho sentito quelle parole... Ho visto quelle immagini, e il mondo, ovattato dalle emozioni, di un ragazzo autistico.

La realtà di una vita, invece, esposta ad accogliere scherno anziché dolcezza e amore.

Sono entrate anche a casa mia le immagini del telegiornale sulla scuola di Vicenza, dove alcune insegnanti, tradendo la loro missione di educatrici, maltrattavano un ragazzo «speciale», con gesti inaccettabili.

Non conosco il suo nome, né la sua storia, ma io oggi mi sono sentita anche un po' sua madre.

Certo è difficile confrontarsi quotidianamente con l'autismo, ne sono consapevole, proprio per questo non si può tacere!

Il muro delle emozioni che circonda questi ragazzi, deve essere abbattuto ogni giorno mattone dopo mattone, con la sola forza straordinaria che viene generata dall'amore.

Distruggiamo ogni giorno i gradini dell'indifferenza con la caparbietà di genitori indomiti, prefissando traguardi da raggiungere che per altri figli neanche si porrebbero.

Sono stata male pensando a lui, e ai suoi genitori che avevano affidato il proprio figlio alla massima Istituzione Educativa: La Scuola!

Luogo sacro per l'apprendimento e la comprensione, «appendice» di famiglia e quindi di quotidianità. Io, mamma fortunata, ho cercato la mano di mia figlia e l'ho abbracciata dicendole che ci sarò e che vigilerò per lei, come ho fatto fin'ora, e allora, anche queste mie parole scritte, vogliono significare cura e attenzione verso chi ha maggiore bisogno.

A voi Insegnanti di quel ragazzo mi rivolgo; non nascondete la vostra incapacità ad amare e a donare con le solite frasi di convenienza, «assenza di motivazioni, periodo di crisi, momento di sconforto...».

Siete dei traditori, avete tradito il vostro mandato educativo e formativo, e la fiducia di un ragazzo che a voi era stato affidato. Noi siamo abituati ad «entrare nelle scarpe» dei nostri ragazzi, e sappiamo quanto bene si può fare loro con una carezza o con un bacio, a voi spero sia concesso il tempo di riflettere su questo.

Lettera di Biancamaria, mamma di una ragazza autistica

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