Politica

Quei conflitti d'interessi tra padri (fondatori) e figli

Ha preso cappello e penna dolente Barbara Spinelli per manifestare tutto il suo disappunto per il maleducatissimo Eugenio Scalfari

Quei conflitti d'interessi tra padri (fondatori) e figli

Ha preso cappello e penna dolente Barbara Spinelli per manifestare tutto il suo disappunto per il maleducatissimo Eugenio Scalfari. Il quale avrebbe fatto un uso violento di suo padre Altiero. Mi sono incuriosito e ho letto l'articolo. Questo eccesso di sentimenti, stupori e turbamenti mi appare eccessivo, soprattutto se la colpa di Scalfari è avere scritto, mi pare affettuosamente: «Voglio solo pensare il meglio di te, a cominciare dal fatto che sei la figlia di Altiero Spinelli. Ricordalo sempre anche tu e sarà il tuo maggior bene». L'affermazione è incontestabile e per nulla violenta. Mi sembra il colmo difendere Scalfari, ma non capisco le ragioni dell'offesa. Forse la Spinelli ritiene che, scrivendo sullo stesso giornale, tutti la debbano pensare allo stesso modo? Allora cambi giornale, ma non si nasconda dietro l'incorruttibile pensiero di suo padre solo perché viene ricordata come sua figlia.

P.S. - Non ho mai letto con tanta attenzione un articolo di Scalfari, cercando errori e scorrettezze che non ho trovato

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Giancarlo Caselli, in un libro con Antonio Ingroia, ricorda i miei attacchi. Io trovo invece minacciose e intimidatorie le sue querele. Con la richiesta di danaro, per sé e non per lo Stato che egli rappresenta e che paga per lui quando sbaglia, Caselli ha ottenuto la mia condanna per avere detto che il processo Andreotti era politico. Evidentemente non lo è per i giudici, ma mi sembra inquietante che non lo si possa dire. Ma, mentre lui si lamenta di me, io registro che egli non ha ancora risposto all'insistente domanda: Caselli è pagato per la sua collaborazione a Il Fatto? E non valgono per lui le raccomandazioni dell'Anm e del Csm che prescrivono - o suggeriscono - che il magistrato non debba essere soltanto indipendente, ma anche apparirlo ? E Il Fatto non è forse un quotidiano schierato contro il presidente della Repubblica, che è anche presidente del Csm, l'organo che decide destino e carriera di Caselli? È opportuno che gli articoli di Caselli appaiano non come opinioni ma come editoriali in prima pagina, a fianco o sotto quelli schierati di Marco Travaglio e Antonio Padellaro? Se anche, e non credo, scrivesse gratuitamente non sarebbe meno grave farlo su un foglio di parte, senza dissociarsi, come sarebbe con collaborazioni saltuarie e occasionali, dalla linea politica del giornale. Io non avrei dovuto criticarlo, ma egli, procuratore della Repubblica e titolare dell'azione giudiziaria, può esprimere, anticipare e illustrare il suo pensiero, oltre la mera obbligatorietà dell'azione penale ? La collaborazione a Il Fatto equivale a una dichiarazione politica. Ma, nei processi, Caselli dovrebbe agire prescindendo dalle sue stesse idee, palesemente manifestate. È credibile? È possibile? Ripeto fino all'ossessione, per le sue collaborazioni giornalistiche, Caselli è pagato? Non si configura un conflitto d'interessi?

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C'è un sindaco di centrosinistra più attivo e capace di Vincenzo De Luca? Ed è possibile che l'Antitrust in astratto stabilisca l'incompatibilità tra un sindaco e un membro del governo? Ignorando che le due cariche rafforzano l'azione e comprimono la spesa? Con due o anche tre funzioni non c'è cumulo di stipendi: la legge prevede, da sempre, che se ne possa avere soltanto uno. Niente di meglio per ridurre la spesa e per aver maggiore efficacia nel governo della città. Ma la retorica prevale e stabilisce incompatibilità astratte. Così si sanziona il sindaco De Luca e, per ostacolarne l'azione (in quanto fa, rispetto a migliaia di inutili colleghi), lo si frena con inchieste giudiziarie prive di fondamento, esercitando di fatto un'attività politica di contrasto. Con l'alibi di una sempre interpretata (politicamente) obbligatorietà dell'azione penale.

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