Quella norma sulla pedofilia che il governo si è rimangiato

Di fronte all'insurrezione del mondo del volontariato e alla impossibilità pratica e tecnica di darle corso, il governo fa retromarcia

Quella norma sulla pedofilia che il governo si è rimangiato

Caccia ai pedofili, abbiamo scherzato. Di fronte all'insurrezione del mondo del volontariato e alla impossibilità pratica e tecnica di darle corso, il governo fa bruscamente retromarcia sulla norma che da lunedì prossimo avrebbe imposto a tutti gli enti che impiegano a qualunque titolo personale a contatto con i bambini di farsi consegnare il certificato penale, in modo da accertare l'eventuale esistenza di precedenti penali per abusi sessuali su minori. Una norma varata dal consiglio dei ministri lo scorso 22 marzo, sulla base di una direttiva dell'Unione Europea (che, a dire il vero, prevedeva per i datori di lavoro il "diritto", e non l'"obbligo" di richiedere il certificato) e che aveva creato il panico in mezza Italia. Il testo del decreto legge, infatti, si applicava indistintamente a tutte le aziende, pubbliche e private, ma anche a tutti gli enti no profit. Dalle squadre di tutti gli sport, agli scout, alle parrocchie, alle scuole di musica, agli asili nido, chiunque adibisse personale a rapporti con bambini avrebbe avuto l'obbligo di schedarlo. Una iniziativa politicamente lodevole, ma che avrebbe intasato gli uffici dei casellari penali presso i tribunali, e sollevava robusti interrogativi sulla tutela della privacy, dato che nei certificati penali compaiono precedenti di ogni tipo e non solo quelli relativi agli abusi.

Ed ecco il dietrofront del ministero. Ieri sera dagli uffici del Guardasigilli Andrea Orlando parte la circolare che dimezza il campo di applicazione della legge, esonerando di fatto l'intero mondo del volontariato dall'obbligo di certificazione antipedofili. Che il problema esista, che tra educatori e allenatori si nascondano a volte dei maniaci sessuali, resta un dato di fatto. Ma la caccia per individuarli ed emarginarli non potrà essere quella prevista dal decreto. Nel comunicato del ministero della giustizia si legge infatti che "l'obbligo di tale adempimento sorge soltanto ove il soggetto che intenda avvalersi dell'opera di terzi - soggetto che può essere anche individuato in un ente o associazione che svolga attività di volontariato, seppure in forma organizzata e non occasionale e sporadica - si appresti alla stipula di un contratto di lavoro; l'obbligo non sorge invece ove si avvalga di forme di collaborazione che non si strutturino all'interno di un definito rapporto di lavoro". E ancora: "Non è rispondente al contenuto precettivo di tali nuove disposizioni l'affermazione per la quale l'obbligo di richiedere il cetificato al casellario giudiziale gravi su enti e associazioni di volotariato pur quando intendano avvalersi dell'opera di volontari". Insomma: se una squadra di calcio giovanile assume un allenatore (caso più unico che raro) è obbligata a chiedere il certificato; se invece, come accade praticamente sempre, l'allenatore lo fa per passione, o in cambio di un semplice rimborso spese, i suoi precedenti penali continueranno a restare un segreto.

Se legioni di presidenti e di parroci tirano un sospiro di sollievo, la circolare ribadisce invece che l'obbligo vale per tutte le aziende che impiegano personale a contatto con i bambini: comprese (e finora non era scontato) quelle pubbliche. Il ministero sostiene che gli uffici del casellario saranno in grado di rispondere entro qualche giorno al diluvio di richieste di certificati. Ma, nel caso che così non fosse, permette alle aziende private di assumere o mantenere al lavoro i dipendenti,in attesa della risposta.

mentre i dipendenti delle aziende pubbliche (scuole, ospedali, eccetera) dovranno depositare una autorcertificazione di "non pedofilia" che le amministrazioni verificheranno poi incociandola con le banche dati della giustizia

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