L a baby squillo dei Parioli, di cui si parla nell'inchiesta Ninfa, che ha portato alla scoperta di una rete di prostituzione che probabilmente coinvolge altre minori, voleva guadagnare soldi facili ma voleva anche continuare ad andare a scuola e con i compiti svolti. Rispettare il suo impegno scolastico, malgrado fosse entrata in un girone infernale, dove di certo la formazione non è richiesta. Viene da pensare che la ragazzina non fosse proprio convinta della strada intrapresa. Tutte le ragioni sociologiche che in questi giorni sono state ipotizzate per capire come sia possibile che ragazze così giovani scelgano una scorciatoia palesemente sbagliata sono senz'altro interessanti. La sessualità che è uscita dall'etica per entrare nell'estetica, i beni materiali e la bellezza che contano più di tutto, persino della dignità.
La prostituzione infantile è sempre esistita. Il legislatore negli ultimi anni ha implementato le pene per gli sfruttatori. Sintomo che il fenomeno è tutt'altro che in via di estinzione. Ma se non è prostituzione, è droga o alcol o gioco d'azzardo o addirittura suicidio. L'adolescenza continua a mietere vittime. Come mai? Che fase di vita attraversa il giovane adolescente? Secondo Erik Erikson, uno dei più grandi psicoanalisti infantili del novecento, l'adolescenza è quella fase di sviluppo in cui il compito da superare è la ricerca della propria identità cui si accompagna la confusione. Tra i 12 e i 20 anni i ragazzi devono imparare a prendere decisioni emancipandosi dall'autorità genitoriale che comunque rimarrà ancora a lungo un riferimento importante. Quello che l'adolescente, dato il suo compito, non può più tollerare, sono ordini perentori che appaiono come un tentativo di farlo regredire nel mondo infantile. Vuole e deve crescere. Nonostante la maggior parte delle volte non abbia ancora appreso le competenze che servono a non farsi del male. Per questo a cadere nella rete dei comportamenti a rischio sono più spesso quegli adolescenti che per motivi sociali, culturali e di educazione non sono stati informati, dai genitori e scuola, dei pericoli cui vanno incontro.
Uno studio della Yale's School of Medicine della New York University supporta questa ipotesi. I test comportamentali che sono stati somministrati ad un gruppo di giovani volontari e di adulti hanno dato un esito sorprendente. Non è vero che i ragazzi sono più propensi al rischio ma lo diventano se non sanno le conseguenze cui vanno incontro con i loro comportamenti che ci piace attribuire soltanto all'impulsività tipica dell'adolescente. Lo studio rivela che se informati delle conseguenze, i giovani diventano addirittura più cauti degli adulti.
Della storia delle baby prostitute ha inquietato tutti il fatto che la madre fosse connivente e spingesse la figlia verso i clienti.
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di Karen Rubin
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