La Rai venduta ai cartaginesi

S arebbe una svolta storica se la Rai fosse venduta al tunisino Taraq Ben Ammar, come si mormora in giro. E non per la privatizzazione, figuriamoci, ma perché sarebbe una storica rivincita di Cartagine su Roma. Ben Ammar infatti, è tunisino e discende dai fenici e dai cartaginesi. Senza mobilitare gli elefanti, come fece il suo predecessore Annibale Barca, ma mollando pacchi di sesterzi agli eredi di Varrone e di Scipione, il cartaginese vendicherà i suoi avi e la loro Marcia su Roma. La Rai, l'Usigrai e l'Abusigrai (cioè i partiti) si stanno mobilitando col solito slogan «Giù le mani dalla Rai». Tra poco scenderanno in campo anche i condottieri dell'azienda romana: Vespone l'Africano difenderà Saxa Rubra porta a porta; Quinto Fazio Massimo, detto il Temporeggiatore perché conduce «Che tempo che fa», lo fronteggerà a reti unificate. Ma stavolta mi sa che i cartaginesi sono più forti. È passata con loro pure la tribù dei Saccomanni. La Tarantini sarà sottomessa come già accadde ai tarantini ai tempi d'Annibale. Gubitosi verrà fatto a pezzi, cioè lottizzato e dato in pasto ai partiti affamati. Il festival di Sanremo sarà fatto ad Hammamet e il Cavallo di viale Mazzini sarà sostituito dal Cammello. A Roma già si dice che Annibale piazzerà il fratello Asdrubale Barca ai vertici della Rai.

Ma i Barca a Roma già hanno occupato ministeri e assessorati. Al posto di Santoro arriverà a Servizio Pubico la nipote di Bourghiba. Marzullo continuerà a rompere il cocco. La Rai finisce Ammar. E tutti vissero fenici e contenti.


di Marcello Veneziani

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