Addio a quell'inconfondibile puzzetta di cavolo che ti assaliva appena entravi nella mensa militare. E che per generazioni di soldati è stato forse il vero - unico - nemico da cui difendersi: una sorta di «guerra chimica» che veniva innescata in cucina ma che poi esplodeva sul vassoio del rancio.
Altri tempi. Ora, nell'era dell'Esercito di professionisti, lo chef con le stellette punterà anche ad altre stellette: quelle Michelin; il tutto grazie ai nuovi menu che sembrano usciti da una beauty farm. Con tanto di «coefficiente calorico» adeguato alle moderne esigenze dietetiche del militare in divisa (ma pure in carriera), sempre più simile a un super atleta e sempre meno al vecchio marmittone.
Barrette energy al posto della vecchia sbobba; cappuccino liofilizzato al posto dell'archeologica bustina di «cordiale»; kit autoriscaldante al posto del decrepito fornellino da campo; gomme da masticare light al posto dei pestiferi mozziconi senza filtro. Insomma, ecco servite le «razioni da combattimento» per il soldato che non deve chiedere, mai. E così nel sacco dei nostri «ragazzi» le «confezioni hi-tech» rappresenteranno l'evoluzione delle gloriose «razioni K», introdotte dagli americani nel 1942 durante la Seconda guerra mondiale.
Le «linee-guida gastronomiche» sono state tracciate in un recente «vertice in ambito Nato» (roba grossa...) che ha permesso di «salvaguardare le tradizioni e le abitudini alimentari di ogni Paese dell'Alleanza atlantica».E così è stato dato il via libera a menù più vari e numerosi, «con un aumento dell'apporto calorico totale, che passerà da 3.650 a 4.000, calcolando un consumo medio di alimenti per circa 2.500 calorie da parte del militare».
«Tali linee guida - ha dichiarato all'Adnkronos il tenente colonnello Pierluigi Merola, del Corpo di Commissariato dell'Esercito - tengono conto dei fattori connessi alla cultura e alle tradizioni alimentari dei vari Paesi. La scelta di proporre menu più vari aumentandone anche il numero è connessa all'esigenza di fornire tutti gli apporti nutrizionali necessari alle determinate esigenze operative del personale».
«La varietà delle proposte alimentari offerte al militare - aggiungono i gourmet da trincea - può giocare poi un ruolo nell'evitare la possibile remora psicologica al consumo che potrebbe verificarsi trovandosi di fronte sempre gli stessi alimenti per lunghi periodi di tempo».
Le nuove confezioni non prevedono più l'utilizzo del fornelletto da campo: gli involucri contengono una soluzione che, ad una lieve pressione, provocano una reazione chimica che scalda il contenuto. Un bel passo avanti rispetto alle vecchie «razioni K», con una diminuzione di peso complessiva di circa 500 grammi.
Le razioni sono quindi già pronte per il consumo, più facili da maneggiare, aprire e utilizzare e garantiscono una migliore efficienza di imballaggio e riduzione dei costi di trasporto e di stoccaggio.
Le dosi e i menu sono stati studiati per garantire circa il 28% di energia totale a colazione, il 50% a pranzo e il 22% a cena. A colazione non mancano pane o cracker, due porzioni di marmellata di frutta, una barra di cioccolato, una porzione di biscotti e una barretta energetica. Quest'ultima andrà a 'compensarè, sotto il profilo proteico, le colazioni a base di uova e bacon tipiche dei militari dei Paesi nordici.
A pranzo previsti primo e secondo piatto, grissini, dessert, energy drink e barrette energetiche, con menu che si alternano per offrire la più ampia varietà al militare in missione. La cena sarà invece un pasto più leggero, con un involucro contenente la portata principale, cracker, grissini, cereali e fruit bar, alternati a seconda dei diversi menu.
Le razioni previste dal programma «Italian Ration Pack Project» variano da un minimo di 4.002 a un massimo di 4.056 calorie. Tra i dieci diversi menu la percentuale di carboidrati si attesta intorno al 55-58%, proteine comprese tra l'11 e il 13%.
Come diceva Marinetti, «La guerra, sola igiene del mondo». E ora, con le «salviettine umidificate» da portare in trincea, l'igiene sarà ancora più garantita...
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