Re Giorgio vigila sui partiti: «Non siate inconcludenti»

Re Giorgio vigila sui partiti: «Non siate inconcludenti»

RomaDunque c'è un anno di tempo, solo uno, per mettere in salvo il Paese. «Da qui al prossimo 2 giugno - dice Giorgio Napolitano - l'Italia dovrà essersi data una prospettiva nuova, più serena e sicura». Un anno è lungo, ce la possiamo fare, ma il governo non può pensare di vivacchiare, perché ci sono «decisioni vitali di politica economica e sociale da prendere». Quanto ai partiti, non ci provino nemmeno a fare melina o accapigliarsi, perché il capo dello Stato sorveglierà la situazione. «Vigilerò che non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità e verso l'inconcludenza».
Tutti sotto tutela. In piedi nel suo studio, con la scrivania e le bandiere sullo sfondo dell'inquadratura, in una posa televisiva rassicurante e al tempo stesso attiva, il presidente celebra la festa della Repubblica ricordando agli italiani di aver commissariato governo, Parlamento e partiti. Questo è il programma: conti in ordine e ripresa economica, ma anche «nuova legge elettorale e riforme istituzionali, più che mai necessarie». E questo è il recinto del dibattito: le forze politiche, a partire da Pd e Pdl, «devono essere responsabili». Ci riusciranno mai? Si vedrà. «Il primo banco di prova sta nel discutere e confrontarsi tra loro liberamente, ma con realismo e senso del limite, senza mettere a rischio la stabilità politica e istituzionale, in una fase così delicata della vita nazionale».
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, adesso se li sarà chiariti: è sempre Re Giorgio a dare le carte. Del resto, rammenta, un mese e mezzo fa sono saliti sul Colle con il cappello in mano per chiedergli di restare, Pd in testa. «Se tocca ancora a me rivolgervi quest'anno il messaggio per il 2 giugno - dice - è perché ho accettato l'onore e il peso di una rielezione a presidente». Non è stato facile accettare il bis, sostiene Napolitano. «Ma ho compiuto questo gesto di responsabilità verso il Paese, confidando che le forze politiche, a cominciare da quelle maggiori, sappiano mostrarsi a loro volta responsabili».
Serve «stabilità»: la maggioranza che sostiene Letta ha firmato una specie di patto d'onore che deve rispettare, senza perdere tempo dietro «sterili polemiche». I prossimi dodici messi vanno affrontati con «operosa laboriosità» per aggredire la crisi e riformare la Repubblica, non possiamo buttare via altro tempo senza «concludere». E servono riforme. Enrico Letta condivide l'appello. «Il titolo V della Costituzione, quello delle autonomie degli enti locali, va ancora cambiato. Lì dentro c'è qualcosa che non funziona». Come pure il meccanismo di nomina del presidente della Repubblica: «Quella settimana di metà aprile è stata una settimana drammatica per la nostra democrazia, non possiamo mai più eleggere un capo dello Stato con quella modalità».
Servono poi, conclude Napolitano, «scelte urgenti di politica economica e sociale» perché è ormai chiaro a tutti, anche a Bruxelles, che la disoccupazione giovanile è «il problema numero uno». La crisi è «drammatica», però l'Italia «è capace di reagire», basta che «ognuno faccia la sua parte» perché «per la crescita, l'occupazione e il risanamento finanziario è decisivo l'apporto di tutti».

Insomma, occorre «coraggio», come quello che hanno dimostrato Confindustria e sindacati firmando l'accordo sulla rappresentanza. «Un segno importante di volontà costruttiva e di coesione sociale, che ha rafforzato la nostra credibilità in Europa». Ah, se i partiti seguissero «la stessa strada»...

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