«Mai in politica», aveva giurato a giugno, quando chi lo conosce bene malignava che, non potendo tornare in pista direttamente causa guai giudiziari, avrebbe almeno cercato di piazzare la prole. «È una sciocchezza messa in giro per fare intimidire e preoccupare i candidati – aveva dichiarato al quotidiano on line Livesicilia – non è nei progetti miei, ma soprattutto non è nei progetti di mio figlio». Ma con il governatore uscente di Sicilia Raffaele Lombardo, lo sanno i siciliani che in meno di quattro anni hanno visto un ribaltone dopo l’altro, nulla è più precario del «mai». E così, con buona pace del «mai», ecco che in lista nel Mpa, con lo slogan «Liberi di crederci», c’è il suo Salvatore detto Toti, il figlio ventitreenne (ne ha due, entrambi maschi) che studia Giurisprudenza a Roma.
Occhio azzurro come papà, «sperto», molto bravo, assicura chi lo conosce, Toti arriva in lista con un - presumibile - ottimo budget di voti, quelli dei fedelissimi del padre e di zio Angelo, deputato Mpa. Fedelissimi che certo non lo lasceranno a secco. E già nel partito degli autonomisti della zona di atania, il bacino di voti di Raffaele, è fuggi fuggi. Chi può permettersi di stare in competizione col figlio del capo?
Re Raffaele, dunque, non si accontenta di fare il regista dietro le quinte in vista delle Regionali del prossimo 28 ottobre.
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