Referendum confermativo, cosa succede adesso con la riforma della giustizia

Con la chiusura del lungo procedimento parlamentare per la revisione costituzionale, ora partirà tutta la macchina burocratica che porterà alla consultazione popolare nella primavera del 2026. Ecco che cosa accadrà nei prossimi mesi sulla separazione delle carriere

Referendum confermativo, cosa succede adesso con la riforma della giustizia
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Referendum confermativo: due parole che si sentiranno pronunciare molto spesso da qui ai prossimi sei-sette mesi. Con il voto odierno sulla riforma della giustizia da parte del Senato - che ha completato in maniera definitiva tutto il lungo iter procedurale delle Camere sulle modifiche costituzionali - adesso toccherà infatti ai cittadini esprimersi sul provvedimento riguardante la separazione delle carriere dei magistrati.

Il Parlamento ha del resto seguito pedissequamente tutti i requisiti richiesti dall'articolo 138 della Costituzione italiana, secondo il quale i disegni di legge costituzionale richiedono maggioranze più ampie di quelle necessarie per l'approvazione delle leggi ordinarie, ovvero due deliberazioni da parte di ciascuna Camera ad intervallo non minore di tre mesi e con una maggioranza qualificata nella seconda. Non essendo stato tuttavia raggiunto il voto favorevole dei due terzi dei membri di ogni ramo del Parlamento, ma "solo" la maggioranza assoluta dei componenti, adesso si potrà richiedere per l'appunto il referendum confermativo. Ma come funziona esattamente questa consultazione popolare?

Cosa fare per richiedere il referendum confermativo

Il referendum confermativo riguarda esclusivamente le leggi costituzionali e di revisione costituzionale. Entrambe sono leggi di pari rango rispetto alla Costituzione. In particolare, le leggi costituzionali servono per integrarla, le seconde servono per modificarla. Una volta che sia la Camera sia il Senato hanno approvato il ddl Nordio con un sostegno parlamentare superiore alla soglia del 50% dei rappresentanti eletti, ma inferiore a quella del 66,6%, il provvedimento rimane in sospeso e non può ancora entrare in vigore fino a quando la popolazione italiana avente diritto di voto non si sarà espressa a tal proposito. Del resto l'istituto del referendum è certamente democratico: consente ai cittadini di partecipare attivamente ad alcune decisioni politiche e di diventare i protagonisti del processo democratico.

A differenza di quello abrogativo, il referendum confermativo prescinde dal quorum. Questo comporta il conteggio dei voti indipendentemente dalla partecipazione alla consultazione di un determinato numero di aventi diritto. È possibile procedere con tale tipologia di referendum soltanto se, entro tre mesi dalla pubblicazione di una legge costituzionale o di revisione costituzionale, ne fanno richiesta alternativamente: un quindo dei membri di una Camera, 500mila elettori oppure cinque Consigli regionali. La richiesta di procedere al referendum viene poi sottoposta al controllo dell'Ufficio centrale per la consultazione referendaria presso la Corte di Cassazione, il quale è chiamato a verificarne la conformità alle norme costituzionali e a quelle della L. 352/1970.

In caso di esito positivo del predetto controllo, la consultazione è indetta direttamente dal Presidente della Repubblica. Se si verifica la suddetta condizione, la votazione avrà luogo in una domenica compresa tra il 50° ed il 70° giorno successivo all'indizione del referendum medesimo: quindi, con tutta probabilità, si andrà a votare alle urne tra aprile e maggio 2026. Con il referendum confermativo i cittadini sono chiamati a decidere sull'entrata in vigore di una legge di modifica costituzionale: la legge entrerà in vigore soltanto se approvata dai cittadini.

Tutti gli aventi diritto potranno manifestare la loro volontà con un Sì o con un No. La legge di modifica entrerà in vigore solamente se i Sì raggiungeranno la maggioranza con il Capo dello Stato che potrà promulgare la nuova legge. In caso contrario, considerata come mai emanata.

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