Referendum, non fatevi fregare dal trucchetto matematico

Ma davvero non votare al referendum può favorire la vittoria del "Sì"? No, non funziona così. E l'astenzione (o non ritirare la scheda) è legittima

Referendum, non fatevi fregare dal trucchetto matematico
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Oggi Geopop, un ottimo canale di divulgazione scientifica, ha pubblicato un video per spiegare ai suoi tanti follower che astenersi ai Referendum potrebbe provocare il "paradosso" di favorire la vittoria del "Sì" e che dunque è meglio andare a votare per rappresentare al meglio il volere del popolo.

Falso. O meglio: non è del tutto vero, c'è il trucco. Perché la matematica non sarà un'opinione ma se la applichi senza calarla nella realtà rischi di prendere un bidone.

Geopop fa questo esempio. Immaginiamo una popolazione in cui il 45% vota "sì" mentre il 55% è contrario ai quesiti referendari. Se tutti andassero a votare, il risultato rispecchierebbe perfettamente il volere popolare: dalle urne uscirebbe un netto "NO" alle modifiche delle leggi. Se invece al seggio si presenta solo il 45% dei contrari più un altro 6% degli aventi diritto, mentre tutti gli altri contrari vanno al mare, il quorum verrebbe superato (51%) col paradosso che a vincere sarebbero i "SÌ" anche se sono una minoranza. Chiaro? Vero. Ma c'è un inganno.

Primo: in realtà gli inviti all'astensione negli ultimi anni hanno quasi sempre funzionato, il che smentisce nella pratica il ragionamento teorico-matematico: non andare alle urne, oppure non ritirare la scheda, come farà Giorgia Meloni, spesso fa vincere il no.

Secondo: la lezioncina matematica dimentica un fattore dirimente, un presupposto enorme: al voto non va mai, neppure per le politiche, il 100% degli aventi diritto. Quindi grazie all'istituto del quorum, che - lo ricordiamo - sta scritto in Costituzione, i contrari partono in vantaggio perché hanno dalla loro parte anche quel 30% di elettori che, comunque vada, in ogni caso, non andrebbe a votare. C’è chi preferisce il mare, chi si dimentica, ci sono gli anziani, i terrapiattisti, i mitomani, eccetera eccetera eccetera. Chiaro? Tradotto: chi non vuole che i quesiti passino, fa meglio - matematicamente - a restare a casa, perché somma ai propri voti contrari anche quelli dei menefreghisti e dei pigroni.

È giusto? È sbagliato?

Intanto sta scritto nella sacra Carta, considerata da tutti scioccamente "la migliore del mondo" per poi scoprire che a volte non va loro bene. E poi il quorum ha un suo senso: abrogare una legge votata da un parlamento democraticamente eletto non può essere preso alla leggera, e senza quorum arriveremmo al paradosso in cui la maggioranza degli votanti sceglie un governo che scrive leggi che una minoranza può abrogare con poco sforz,o sfruttando sempre quella larga percentuale di aventi diritto che alle urne non va per principio.

E qui arriviamo ai costi: non è vero che il modo migliore per "non sprecare" i 400 milioni di euro che ci costeranno questi cinque Referendum è quello di togliere il quorum per renderli validi. Come abbiamo visto, l’equazione non torna. Il modo migliore per risparmiare sarebbe evitare di indire Referendum inutili che servono soprattutto a dirimere questioni interne alla sinistra. Il Jobs Act, infatti, è una legge scritta, votata e approvata dal Pd che ora il Pd vuole abolire.

Senza contare che lo stesso Pd, se ha davvero cambiato idea, avrebbe potuto abolire la norma negli ultimi 10 anni in cui è stata al governo o in maggioranza.

Questa è la realtà: se volete far vincere il NO, matematica o meno, meglio restare a casa o non ritirare la scheda.

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