RomaLa lotta per una giustizia più giusta non si ferma, nemmeno a Ferragosto. Anzi i Radicali proprio nel giorno più disimpegnato dell'anno proseguiranno sulle spiagge italiane la campagna per la raccolta delle 500mila firme necessarie alla presentazione dei quesiti referendari sui quali - se la Corte Costituzionale li riterrà ammissibili - la prossima primavera gli italiani saranno chiamati a esprimersi. Dodici quesiti, sei dei quali - quelli presentati dal comitato «Giustizia giusta» presieduto da Marco Pannella - hanno suscitato anche il serio interesse del Pdl, scottato dalla condanna di Silvio Berlusconi confermata dalla Corte di Cassazione sul processo Mediaset.
Su tre quesiti in particolare l'appoggio del Pdl è totale. Due riguardano la responsabilità civile dei magistrati, «perché - spiegano i Radicali - non si ripetano più casi come quello di Enzo Tortora». Lo scopo è rendere più agevole per il cittadino l'esercizio dell'azione civile risarcitoria indiretta nei confronti dei magistrati, anche nei casi di danni da questi cagionati nell'attività di interpretazione delle norme di diritto o nella valutazione dei fatti e delle prove. Il primo quesito chiede l'abrogazione dell'articolo 2 comma 2 della legge 117 del 13 aprile 1988, il secondo lo sbianchettamento dell'articolo 5 della stessa legge. Il terzo quesito, dalla formulazione chilometrica, propone invece la separazioni delle carriere dei magistrati, introducendo la figura di un giudice veramente «terzo» rispetto all'accusa (il pubblico ministero) e alla difesa, dando finalmente corpo al modello del «giusto processo» imposto dall'articolo 111 della Costituzione e proprio di ogni democrazia liberale. Importanti anche gli altri tre quesiti «giudiziari», che prevedono il ritorno di centinaia di magistrati dislocati nei vertici della pubblica amministrazione alle funzioni proprie (ciò che garantirebbe un duplice risultato: aumentare l'efficienza della macchina giudiziaria, agevolando lo smaltimento dell'enorme cumulo di processi arretrati molti dei quali peraltro a rischio prescrizione; ed eliminare l'insana commistione tra magistratura e alta amministrazione che fa a pugni con il principio cardine della separazione dei poteri), un freno all'abuso della custodia cautelare (ormai trasformata da misura prettamente d'emergenza a vera e propria forma anticipatoria della pena con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza) e l'eliminazione dell'ergastolo in quanto espressione del concetto di pena come vendetta sociale e non come strumento di rieducazione.
Ma non c'è solo la malagiustizia nel mirino dei radicali. Gli altri sei referendum, presentati dal comitato CambiamoNoi, riguardano tutti temi assai sensibili: due quesiti riguardano l'immigrazione e propongono da un lato l'abolizione del reato di clandestinità («l'unico reato che punisce una condizione piuttosto che una condotta», spiegano i Radicali) e dall'altro l'abrogazione delle norme discriminatorie in materia di lavoro regolare e di soggiorno degli stranieri. Un quesito propone l'introduzione del divorzio breve eliminando i tre anni preventivi di separazione obbligatoria. Un quesito vuole eliminare il criterio di redistribuzione dell'8 per mille non espresso alle confessioni religiose, destinando i circa 600 milioni annui di quote delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti che non hanno espresso preferenze al bilancio generale dello Stato. Un altro propone di abolire davvero il finanziamento pubblici ai partiti, cancellando l'escamotage dei «rimborsi elettorali» che ha vanificato la volontà popolare espressa chiaramente con il referendum del 1993.
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