La Regione rivuole i soldi concessi da Errani al fratello

Per il contributo di un milione di euro il governatore dell'Emilia-Romagna è indagato dalla Procura

La Regione rivuole i soldi concessi da Errani al fratello

Roma - Tempi duri per la famiglia Errani: la regione Emilia Romagna, presieduta da Vasco, ha chiesto indietro i soldi (un milione di euro) erogati dal medesimo ente nel 2006 alla cooperativa Terremerse, presieduta dal fratello Giovanni.
La storia, che venne denunciata nel 2009 da Il Giornale, ha messo nei guai il governatore, stretto collaboratore di Pier Luigi Bersani. Nel marzo scorso è finito nel registro degli indagati dalla Procura di Bologna per falso ideologico, perché secondo i magistrati l’iter per l’aggiudicazione di quel milione di euro di contributi regionali - destinato alla costruzione di uno stabilimento enologico a Imola - non era regolare. Il Comune di Imola aveva infatti rilasciato il permesso di costruzione della cantina il 23 maggio 2006, e Terremerse aveva comunicato la fine dei lavori, con autocertificazione, il 31 maggio. Ultimo giorno utile, guarda caso, per incassare il contributo pubblico. Come era evidente, però, lo stabilimento enologico non era stato costruito in appena otto giorni, l’autocertificazione era fasulla e la Regione «è stata indotta in grave errore dalla dichiarazione del presidente pro tempore»; ossia il fratello del governatore.

La Regione ha dovuto aprire una propria indagine sull’assegnazione di quel contributo, e negli scorsi giorni ha emesso il proprio verdetto: la coop dovrà restituirlo con tanto di interessi, maturati dal 2006 ad oggi: altri 353mila euro. Nell’atto emesso dal settore «Aiuti alle imprese» della Regione si legge che le indagini svolte dalla Guardia di finanza hanno messo in evidenza «un quadro non coerente rispetto alla tempistica di alcuni atti assunti dall’amministrazione regionale», tali da «far sorgere dubbi sull’effettività e veridicità delle comunicazioni e dei tempi di realizzazione dello stabilimento».

La cantina dei Colli Romagnoli ha presentato opposizione al procedimento, ricordando che sono ancora in corso indagini della magistratura ma la Regione ha fatto presente che

la sua azione amministrativa è «separata dall’azione penale», e che comunque «non sono emersi elementi tali nel contraddittorio da escludere le irregolarità accertate». Al fratello del governatore toccherà insomma pagare.

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