Renzi asfalta il governo: "O fa come dico io o finish"

Il candidato segretario Pd alza il tiro contro Letta: "Non sarò più un bravo ragazzo". Per sabotare le primarie, i bersaniani dimezzano i seggi elettorali

Renzi asfalta il governo: "O fa come dico io o finish"

Nel quartier generale di Matteo Renzi è allarme rosso sul­le primarie dell’8 dicembre: «Qui rischia di finire come dice­va Nenni: piazze piene, urne vuote», dice un deputato vicino al sindaco. E non per mancanza di elettori, ma per assenza di ur­ne. L’operazione di boicottag­gio delle primarie è infatti in pie­no corso: non avendo alcuna speranza di sconfiggere il favori­to, e avendo appena incassato un’inaspettata batosta nel voto tra gli iscritti, dove erano certi di vincere,il fronte anti-Renzi ten­ta l’ultima carta per depotenzia­re la sua vittoria: trasformare le primarie in un fiasco, dissuade­re l’elettorato «d’opinione» dal­l’andare ai seggi e far pesare il più possibile quel voto militante d’apparato che si orienterà su Gianni Cuperlo. Come? Sempli­ce, eliminando i seggi.

A ieri sera, i conti dei renziani erano drammatici: appena 4.500 gazebo organizzati dal par­tito, contro gli 8.820 delle prima­rie 2012. Il che vuol dire affluen­za ridotta della metá, rispetto al match Bersani-Renzi, quando votarono più di tre milioni di per­sone. E dire che solo pochi gior­ni fa il braccio destro del sinda­co nella Segreteria Pd, Luca Lot­ti, era convinto di aver disinne­scato la trappola, ottenendo dal­l’Organizzazione del partito, guidata dal bersaniano Davide Zoggia, l’assicurazione formale che i seggi sarebbero stati rad­doppiati. Macché: le rassicura­zioni profuse verso i renziani son servite solo a tenerli tran­quilli. Poi sono iniziate ad arriva­re le prime segnalazioni inquie­tanti: a Roma, come a Napoli e in altre grandi città, il numero dei seggi già ufficialmente organiz­zati è pari a zero. E ieri la prima seria verifica delle cifre ha porta­to a quel risultato da brivido: 4.500. Di fronte alle rimostran­ze, Zoggia ha risposto serafico che«è tutto normale»,e che«an­che l’altra volta è andata così, e all’ultimo i seggi erano 8.820». In realtà, però, mancano meno di due settimane alle primarie, e riempire il gap in così poco tem­po, e con il silenzioso ostruzioni­smo della macchina organizzati­va, sarà dura.

Basta dare un’occhiata ai son­daggi per capire come mai gli an­ti­Renzi si diano tanta pena per trasformare le primarie in un flop: ieri quello diffuso da Euro­pa quotidiano dava Renzi al 70 per cento, con Cuperlo appena al 17,4 per cento e Pippo Civati al 12,6 per cento. Se andasse così, per gli avversari del sindaco le cose si metterebbero davvero malissimo. Anche perché, insie­me al segretario, si elegge anche l’Assemblea nazionale (le liste abbinate ad ogni candidato alla segreteria saranno depositate giovedì), che ha poteri vicari ri­spetto al congresso e può cam­biare lo Statuto, e che a sua volta nomina la Direzione.Ossia l’or­ganismo che vara le liste eletto­rali. Insomma, più alta sarà la percentuale di Renzi, meno vo­ce in capitolo avranno gli altri sulle cose che contano.

Ma ci sono anche i sondaggi sul voto «vero», a destare preoc­cupazione. Gli ultimi danno il centrodestra in recupero, sopra il centrosinistra:36%a 31%,dice­va ieri quello Tecnè. «Finora ho fatto il bravo ragazzo ma la pa­zienza è finita », avverte Renzi ri­volto al governo, «Se vinciamo noi e il governo non fa quello che diciamo, finish!». Intanto prosegue l’inchiesta della magi­stratura antimafia sul tessera­mento anomalo del Pd a Saler­no ( ieri è stato ascoltato il coordi­natore locale della mozione Cu­perlo, Simone Valiante), il cui congresso è stato congelato.

Il sindaco De Luca, nell’occhio del ciclone, non demorde e sfi­da Enrico Letta, dandogli una settimana per assegnargli le de­leghe da vice-ministro delle In­frastrutture. Secondo i ben infor­mati, è il primo passo verso le di­missioni.

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